domenica 23 febbraio 2020

I DIVERSI SE' DI NEISSER
Secondo lo psicologo contemporaneo Neisser, è riduttivo definire il sé come un solo sé: poiché il bambino riceve stimoli diversi, sarà costituito da sé differenti. E' però, come vedremo, di fondamentale importanza, il rapporto con l'ambiente.
  • il sè ecologico, che deriva dal rapporto con l'ambiente fisico, dunque la capacità di individuare gli oggetti e distinguerli;
  • il sè interpersonale è il risultato dell'interazione con le altre persone, nella quale l'individuo riesce a gestire i proprio gesti e pulsioni;
  • il sè esteso è basato su quanto l'uomo sia in grado di ricordare e interpretare il proprio passato personale;
  • il sè privato emerge quando il bambino si rende conto di essere l'unico a provare determinate emozioni;
  • il se concettuale, che racchiude i precedenti, ed è sostanzialmente l'idea che noi abbiamo di noi stessi.
IL SE' E LA SUA CONSERVAZIONE
Spesso, all'interno di un gruppo sociale, ci si comporta in modo tale da suscitare una data reazione nel grupp. Il modo in cui una persona si presanta agli altri, ovvero l'immagine che da di se, prende il nome di autopresnetazione.

A volte però il nostro comportamento può scattere delle reazioni non previste che portano all afrustrazione.Però, esistono a livello cognitivo dei meccanismi di autoconservazione, che cercano di mantenere il più stabile possibile la rappresentazione di noi stessi. Alcuni ricercatori hanno dimostrato come questo schema di noi stessi, venga usato dall'individuo per elaborare le informazioni in arrivo: le informazioni coerenti allo schema saranno elaborate più facilmanete. la stessa cosa accade memorizzzando: sono più appettibili alla memorizzazione le informazioni che concordano con il nostro essere.
Secondo gli studiosi, l'efficacia di una persona nel gestire la vita sociale dipende dalla capacità di indurre gli altri ad aderire al suo schema e se stesso agli schemi sociali. Gli schemi sociali sono strutture cognitive ce semplificano la realtà  e guidano l'essere umano nella sua integrazione. Fra di essi vi sono, per esempio, i copioni ovvero gli schemi sociali relativi agli eventi.
I risultati di diverse ricerche mostrano come l'autoconsapevoleza può svolgere un compito essenziale nellla società: quello di riflettersi nella società e in se stessi. 
LO SVILUPPO DEL SE' NELLA TEORIA DI SULLIVAN
Lo psicoanalista americano Sullivan, definisce il se come l'immagine che ognuno di noi ha di sè stessi, che inizia a formarsi durante l'infanzia. Sullivan, in linea con la concezione di Karen Horney e con quella di Freud, ritiene infatti che è proprio verso i 6 anni che si sviluppa un amore o un odio verso se stessi, che andrà ad influenzare l'intero stile di vita dell'individuo.
Il concetto di sè cambia, non è costante, e a volte anche molto rapidamente. Infatti sono gli altri a fungere da specchio, ossia a rimandare ciò che pensiamo di noi stessi.
E' evidente dunque che impariamo a conoscerci attraverso le reazioni altrui ai nostri comportamenti, mediante le loro opinioni su di noi: questa consapevolezza è principalmente basata sulle relazioni interpersonali.
Un altro modo per ottenere informazioni su noi stessi è quello del confronto sociale, ovvero il vedere come ci sentiamo noi in relazione agli altri. Anche se con questo gesto, possiamo ottenere riscontri negativi, il nostro essere può cambiare ed adattarsi di conseguenza. 
ALTRE VISIONI NOTEVOLI
Oltre alla celebre interpretazione di Mead, ne prendono forma anche altre meno conosciute:
  • il paradigma cognitivista: il soggetto appare autonomo rispetto alla creazione del sè, poiché questo processo avviene attraverso la rielaborazione personale dei processi mentali come ricordi e pensieri;
  • il paradigma comportamentista: le condotte degli individui sono viste come prodotto dell'ambiente, positivo o negativo che sia. Emerge dunque una visione passiva dell'individuo e dei suoi comportamneti.
GLI STADI DELLO SVILUPPO SECONDO MEAD
Il primo stadio dello sviluppo di sè appare verso i due anni ed è quelllo della prerappresentazione: il bambino imita il comportamneto dell'adulto. Il secondo stadio è quello della rappresentazione, ed èil più importante: il bambino assume l'atteggiamente dell'adulto, dunque vede se stesso come vede gli altri. In questa fase il bambino interpreta soltanto uno o due ruoli: è il gioco semplice.
La terza fase, costituisce l'entrata del bambino in un gruppo: ciò che priam era immaginario, diventa concreto e il bambino diventa propriamente qualcuno. E' il gioco organizzato. Queste insieme di attitudini e di atteggiamenti posseduti da un gruppo, l'altro generalizzato, include gli atteggiamenti di un'ineta comunità. Il sè maturo è dunque pronto per mettere in atto condotte appropriate alla comunità sociale.
MEAD E LA SIMBOLOGIA DEL LINGUAGGIO
In realtà, Blumer, deve molto all'esempio ricevuto dallo psicologo statunitense George Mead.
Mead rilevò il carattere simbolico delle interazioni: questo termine indica che ogni stimolo materiale ha per il soggetto quando è in interazione con il proprio ambiente, ma anche co il proprio mondo interiore.
Per esempio il linguaggio, che di per sé è solo una serie di suoni, caratterizza la maggior parte degli scambi sociali proprio perché a essi vengono attribuiti diversi significati.
Secondo Mead, agli inizi del suo sviluppo l'essere umano si adatta immediatamente alle esperienze di vita, anche se il sé non è ancora presente.
I primi cenni del linguaggio sono il risultato di una forma di imitazione attuata dal piccolo verso l'adulto e gli va attribuita molta importanza: il linguaggio è infatti l'elemento essenziale per la formazione del sé. E il termine linguaggio, comprende anche i linguaggi espressivi(tradizioni e gesticolazioni), i linguaggi di colore e forma, i linguaggi di atteggiamenti e valori, come fosse un vocabolario.



IL SE' E L'AMBIENTE: LA CONCEZIONE DI SE'
Ognuno di noi, ad un certo punto del suo sviluppo individuale, incontra una tappa fondamentale: la concezione di sé: tale processo avviene attraverso l'osservazione del nostro stesso comportamente e l'autorifelssione, con il fondamentale contributo dell'ambiente circostante e l'nterazione con esso.
la toeria che studia questo ultimo passaggio è detta interazionismo simbolico. Questo termine fu elaborato per la prima vlta da Herbert Blumer, alla fine degli anni '50, e sostiene che l'uomo è soggetto attivo e capace di promuovere la propria condotta e di scegliere tra le varie forme d comportamento.



FREUD E L'ANNULLAMENTO DEL SINCOLO NELLE FOLLA
Nel 1921, Sigumud Freud, scrisse un libro sul tema, di nome Psicologia delle masse e analisi dll'io
che tratta le ragioni che inducono gli individui a comportarsi in modo di div quando si trovano nella folla.
Egli sostiene che per capire il comportmanto di una folla sia necessario comprendere il comportamento del singolo, e dunque i meccanismi inconsci che stanno alla base de comportamento individuale all'interno di una folla più ampia. In questo contesto, ls personalità del singolo si annulla, lasciando spazio alla personalità della massa, che diventa omogenea per i comportamenti.
L'umo  si snete potente, poichè la massa garantisce l'anonimato e l'annullamento del senso di respinsabilità: l'individuo singolo non esiste più, poichè diventa massa anonima.
Nella massa, gli individui si identificano con gli altri individui, rinunciando allapropria autonomia e proiettano le qualit idelai sul capo, che rappresenta tali caratteristiche.
Il comportamento umano nella folla ha dunque la sua origine in elemti inconsci e libidici, ovvero che sfuggono alla consapevolezza.
LA PSICOLOGIA DELLE FOLLE DI LE BON
Eventi come lo sviluppo della società industriale, i conflitti di classe e le proteste popolari, fecero saltare all'occhio alcune stranezze, da parte degli psicologi del tempo: le persone tendevano a comportarsi in modo differente all'interno del gruppo, rispetto a quando si trovavano soli.
Ricordiamo, ad esempio Le Bon, che si occupò appunto di risolvere gli interrogativi legati a questo fenomeno, nel suo saggio del 1895 La psicologia delle folle . Per Le Bon, quando un individuo è circondato dalla folla, mette in atto dei comportamenti meno razionali rispetto a quando è solo: nella folla emerge lo spirito istinitvo dell'individuo, l'anima della razza umana. In questo contesto, acquisisce una forza invinciblile che gli permette di cedere a quegli impulsi che, da solo, avrebbe tenuto sotto controllo: l'emotività viene esaltata al massimo. E' una sorta di contagio mentale, che si basa sulla suggestione.
E' necessario quindi un capo che possa condurre la folla per ordinaew queste tendenze istintive.
PSICOLOGIA
LA PSICOLOGIA SOCIALE
La psicologia sociale è un ambito di ricerche psicologiache, che si occupa di studiare il comportamento degli individui in relazione al gruppo sociale al quale appartengono.
Questo campo di studia nacque agli inizi del '900 negli Stati Uniti, tramite la pubblicazione di diversi volumi, trattanti osservazioni e studi sociali, quando ancora un nome per questa materia non esisteva. I più importanti sono i manuali di William Mc Dougall ed Edward Ross: inizialmente avevano una matrice puramente filosofica, ma con il passare del tempo riuscirono a diventare dei veri e propri supporti per la teoria del comportamento.
Dalla diffusione di questi volumi, andarono presto a costituirsi dei veri e proprio gruppi di studio e di ricerca. Un memorabile membro di essi fu sicuramente Kurt Levin, il quale incremento le teorie sociali, con le teorie del campo, inteso come sistema dinamico di una persona e del ambiente circostante a sua volta.
Dopo questa nascita americana, la psicologia sociale iniziò a diffondersi, arrivando in Europa negli anni sessanta.

sabato 22 febbraio 2020

LA DISUGUAGLIANZA
Quando si esce dal contesto burocratico e professionale, questa divisione differenziata dei poteri può generare disuguaglianze enormi.
Nel contesto sociale generico, è tipico che si distribuiscano le risorse sociali, cioè tutti i modi in cui la società produce ricchezza, in modo disuguale. Si parla di disuguaglianza sociale quando non tutti gli individui possono accedere in modo in modo uguale a queste risorse.
Le cause di questa problematica possono essere le situazioni economiche, la considerazione sociale che ha un individuo in base a chi è o a quale sia il suo ruolo sociale, motivi di cultura e d'istruzione.
Infatti, più una persona risente dei fattori sovraindicati, più sarà difficile l'emancipazione e il guadagno di importanza.

IL LATO POSITIVO DELLA DIFFERENZA DI POTERE
Le strutture di potere di questo tipo hanno spesso una funzionalità efficace e positiva, sia per chi occupa la posizione di capo, sia per chi di lavoratore. Si crea infatti un equilibrio per il quale il danno che ciascuno subisce stando in una posizione minoritaria, viene compensato dal grande vantaggio che ne ricava.
L'equilibrio di cui si è parlato prima, risulta essere necessario poiché le strutture gerarchiche sono un fatto sociale, incancellabili dalla società: è per quanto necessario limitare i danni, organizzandosi in forme di potere di questo genere, in cui c'è si una gerarchia, ma non una prevaricazione.
SOCIOLOGIA
IL POTERE COME POTER FARE
il potere è la capacità di un attore sociale di controllare (talvolta attraverso l'uso della forza) il comportamento degli altri attori, anche senza il loro consenso, condizionando le loro decisioni, e portando all'ingiustizia sociale.
La frase citata sopra appartiene a Max Weber, che afferma come il potere, nella società sia soltanto un mezzo per favorire l'ingiustizia.. Egli dovette però scontrarsi con l'ideale più realistico di Talcott Parsons, che affermò come il potere si costituisca anche di un'altra componente: il poter agire.
Infatti, il potere ha una funzione sana nella misura in cui è strumento per mobilitare delle risorse in vista di un obbiettivo di pacificità. Il potere non è più su qualcosa, ma diventa di fare qualcosa.
Questo tipo di potere va a costituire tutti gli organi burocratici e si mobilita attraverso la figura del capo, che coordina l'azienda: senza egli, l'azienda diventerebbe disordinata ed inconcludente.