venerdì 27 marzo 2020

VERIFICA A FINE CAPITOLO ANTROPOLOGIA




DOMANDE ANTROPOLOGIA
P.132
1)il sistema cognitivo dei popoli primitivi differisce da quello delle società meno evolute per il vincolo all'esperienza concreta e diretta.
2)secondo Levi-Strauss il pensiero primitivo è speculativo, riflessivo e teorico.
3)la prima forma di scrittura fu la scrittura cuneiforme dei popoli della Mesopotamia.
4)i cantastorie imparavano i testi oralmente usando forme ripetitive di stereotipi.

P.139
1)astrazione, categorizzazione, induzione, deduzione.
2)stile cognitivo articolato=generale-specifico; stile cognitivo globale-specifico-generale.
3)le parole danno essenza alle cose, un'identità.

P.145
1)la televisione è un mezzo di produzione e comunicazione culturale.
2)l'etnoscienza è lo studio di come le varie culture organizzano il mondo naturale.
3)a loro si può muovere la critica di aver ristabilito il vecchio criterio dell'evoluzionismo che vedeva le società economicamente più avanzate come portatrici di storia.

4)l'assegnazione di una terminologia per i colori risulterebbe influenzata dalla capacità che hanno i vari popoli di percepire il mondo in modo visivo.

P.150
1)dalla definizione di Kant possiamo dedurre che la percezione di tempo e spazio ha una funzione primaria nella vita degli esseri umani, senza la qual non saremmo in grado di dare forma al pensiero.
2)secondo Nilson, il tempo può essere concepito in maniera puntiforme, dunque legati ad avvenimenti temporali.
3)i luoghi possono essere depositi di memoria se ad essi sono legati avvenimenti storici, religiosi o nazionali riconosciuti come importanti.

mercoledì 25 marzo 2020

VERIFICA A FINE CAPITOLO




DOMANDE D SOCIOLOGIA 
P. 214
1) il mutamento sociale que complesso di fattori sociali che periodicamente cambia a'interno di una società.
2)è sempre causato da mutamenti all'interno della società.
3)i comportamento collettivp è un fenomeno che porta una grande serie di individui ad agire allo stesso modo senza fare affidament  su un sistema preciso di ruoli o punizioni.

P.217
1)le cause de conflitto sociale sono la scarsità delle risorse socili e l'incertezza delle norme sociali.
2)il conflitto tra gruppi influenza molto la società poichè comporta perturbazioni nell'ordine sociale.
3)il conflitto sociale può essere positivo, quaora aiuti ad integrare i membri al suo interno e a formare una propria identità, oppure negativo quando porta solo che discordia.

P.220
1)le norme di comportamento possono causare conflitti sociali poichè pongono un'altissima pressione dul'individuo, che non sempre riesce a stare a quelle apsettative.
2)la devianza è il mancato conformismo ad una norma sociale.
3)la società scoraggia i comportamenti devianti attraverso l'imposizione di norme di sanzioni che puniscono questi comportamenti.
4)per la sociologia i comportamenti devianti non possono essere definiti ne giusti ne sbagliati, poichè la devianza si configuara in base alle norme in atto in una data cultura: non è un valore assoluto.

p.222
1)si, la diversità culturale viene definita come devianza.
2)per comportamento criminale si intende quel comportamento deviante che comporta danni gravi alla collettività.
3)perché spesso l'innovazione viene scambiata per tracontanza.
IL CONTROLLO SOCIALE
La società può esistere solo nella misura in cui riesce a far rispettare i suoi codici di comportamento. Per far ciò essa deve poter controare ilcomportamento dei suoi membri, osservandolo e valutandolo. Con controllo sociale si intende dunque tutto ciò che la società mette in atto appunto per  tenere sotto controllo la società. Sono sostanzialmente dediti ad arginareea combattere i comportamenti devianti.
La forma più efficace di controllo sociale è la socializzazione: processo attraverso cui un individuo apprende a fare proprie le norme della società. Anche le sanzioni, come abbiamo visto, sono una forma di controllo sociale.
Un altro modo particolare per controllare una società è attraverso la persuasione, che viene attuata quando chi devia non si accorge di avere deviato, ma si vuole comunque che il suo cambiamento cambi: li viene fatto dunque capire che il suo comportamento sta danneggiando gli altri.
Esiste inoltre la redifinizione delle norme, processo con il quale un comportamento inizia ad esser considerato deviante solo dopo che viene attuato.
Esistono poi e e istituzioni di controllo formale, quali la polizia, i tribunali.
LA ZONA
Un muro alto e impraticabile separa la Zona, un quartiere residenziale e abbiente di Città del Messico, da un mondo di baracche e di miseria. Un temporale e il crollo di un cartellone pubblicitario provocano una breccia in quel muro, dove si infilano tre adolescenti delle favelas in cerca di denaro e di fortuna. Ma il destino decide altrimenti e tragicamente. Due di loro muoiono abbattuti dai colpi della sorveglianza, soltanto Miguel trova rifugio nella cantina di una villa e nel (buon) cuore di Alejandro, un coetaneo più felice e fortunato. Mentre Miguel e Alejandro imparano a conoscersi, i residenti intraprendono una folle caccia all'uomo. Nella prima sequenza della Zona un adolescente percorre una strada residenziale a bordo di un Suv. La vernice brillante dell'auto riflette ville e giardini curati: un dentro perfetto e asettico che riproduce se stesso, mentre il suo fuori, caotico e disperato, "ruba" l'amore sopra un pullman rugginoso.
Nell'opera d'esordio di Rodrigo Plà e nell'universo chiuso della Zona c'è il vuoto spaventoso di una lucida determinazione, che spinge residenti sfacciatamente ricchi a confinarsi e a confinare l'umanità derelitta. È un viaggio di sola andata nelle coscienze, paranoiche e mai riscattate, di un gruppo di uomini, donne e ragazzini, nessuno escluso, che si sono dati un sistema di regole fisse che non ammettono né concepiscono eccezioni.
La zona non è una storia di adolescenti ma è il racconto di una crescita, con orrendi segreti da scoprire e contrasti da sciogliere: il sopra e il sotto (la casa e la cantina; il ricco e il povero), il dentro e il fuori (le favelas e il quartiere residenziale), la luce e il buio e i grandi e i piccoli (cattivi padre e cattivi poliziotti contro figli che si lasciano toccare da ciò che è diverso, scoprendolo uguale).
Rodrigo Plà gira un film corale in cui la regressione dell'uomo allo stadio crudo del primordiale rende i rapporti tra vittima e carnefice nitidi e perfetti: non sono più la legge e la giustizia a regolamentare la convivenza all'interno di quella società (auto)esiliata. I residenti nella Zona si offrono al puro istinto, si è prigionieri o carcerieri, non possono esserci vie di mezzo, al punto che la valutazione etica dei personaggi viene messa in relazione con il comportamento tenuto nei confronti del prigioniero/vittima. Tutto appare più semplice e il vero totem contro l'ipocrisia e l'ottusità degli adulti diventa un adolescente. Il senso della storia e della giustizia è dalla sua parte. È Alejandro a spezzare la catena della disuguaglianza e dell'isolamento. Nel suo gigantesco gesto si rivela la sostanza tragica del racconto: la trasgressione di Alejandro riguarda la legge del padre, è un atto di disubbidienza rispetto a quello che gli è stato prescritto, è un percorso etico e conoscitivo.
Quella insubordinazione non significa incoscienza, sfrontatezza o irresponsabilità ma comporta il coraggio di rompere gli schemi, di affrancarsi dalle catene del sangue e della violenza, dalla storia e dalla legge di un universo maschile di cui pure è figlio.
LA CRIMINALITA'COME CONFORMISMO SOCIALE
Gli studiosi hanno inoltre posto l'accento su un altro fattore che porta alla devianza: il conformismo sociale, o meglio il conformismo alla subcultura di appartenenza.
Non è difficile notare come, nei contesti in cui la criminalità non è sanzionata, sia più facile che essa si sviluppi, per il semplice fatto che non viene percepita come tale. Ciò non significa che chi è figlio di un criminale lo debba diventare per forza a sua volta, ma solo che è difficile per ciascuno sottrarsi alla pressione sociale dell'ambiente circostante.
LA STIGMATIZZAZIONE
Quando una persona viola una norma, viene motospesso etichettata come deviante, ovvero come colei che trasgredisce: questo processo viene detto stigmatizzazione.
Chi subisce la stigmatizzazione diviene agli occhi di tutti non solo qualcuno che ha assunto un comportamento deviante, ma qualcuno che da un momento all'altro potrebbe deviare ancora, dunque non una persona che ha commesso un crimine, ma un vero e proprio criminale.
LA CARRIERA DEVIANTE
Dal punto di vista socio logico, più rilevante del singolo criminale è il modo in cui certe persone si avviano verso una vita basata sulla devianza rispetto alla società, ossia il modo in cui nella società si formano e cosiddette carriere devianti.
LA DIVERSITA' CULTURALE
La devianza, in un certo senso, è un particolare dipo di diversità culturale, poichè è un comportamento dverso da quello ammesso dalla cultura dominante. Gran parte dei comportamenti caratteristici delle subcuture sono diversi da quelli della cultura dominante, e per questo considerati devianti se valicano un determiato limite. Però se ciò non accade, vengono considerate semplicemente specificità di un certo gruppo sociale.
LA CRIMINALITA'
La criminalità è a forma socialmente più rievante della devianza, poichè riguarda le norme legislative. Criminale è i comportamento di coloro che non rispettano le norme che a società ritiene così importantri da definire leggi.
LA DEVIANZA
Quando un individuo o un gruppo viola una norma scoiale, si parla di devianza.
Normalmente la collettività emette delle forme di punizione dei comportamenti devianti, mirate a far si che essi non si ripetano e non si diffondano. Questo tipo di punizione è detto sanzione, ed è proporzionale a danno fatto, generalmente. La sanzione può essere di tipo giuridico, ma anche informare, quando ad esempio si viene esclusi da un dato contesto sociale.
Dal punto di vista sociologico, non esistono comportamenti veramente devianti: un comportamento è deviante solo in relazione a delle norme stabilite dalla società: deviare significa infatti, in modo molto semplice, cambiare rispetto alla maggior parte della popolazione. 
Il concetto di devianza è un concetto osservativo, poiché si imita a esprimere a constatazione che quel certo comportamento non segue la stessa linea del resto delle persone. Non esistono comportamenti buoni o cattivi, ma solo conformi o non conformi ad una data norma sociale obbiettiva. Infatti ogni sistema di norme ha le sue devianze e non è altro che il prodotto di determinati eventi storici.
Emile Durkheim, sociologo e antropologo francese, sostiene che la devianza non sia una caratteristica di un certo comportamento, ma dipenda fondamentalmente dal significato e dalla definizione che una comunità dà a questi atti. Quindi un comportamento deviante dipende dal contesto socioculturale in cui questo si manifesta: un atto può essere malvisto all’interno di una società, mentre in un altra può essere addirittura considerato positivamente.
Possiamo quindi parlare senza indugio di una concezione relativistica della devianza, che è stata sostenuta dai teorici delle scienze sociali negli ultimi decenni.
IL CONFLITTO TRA GRUPPI
E' di grande importanza anche il conflitto tra gruppi sociali, poiché esso può andare ad influire enormemente sulla vita dei cittadini, in quanto porta instabilità e perturbazione dell'ordine sociale.
Si ha dunque quella che Marx definisce come lotta di classe, un fenomeno caratteristico delle società industriali del XIX e del XX secolo.
In questo contesto, c'era da una parte, la borghesia che difendeva l'ordine sociale esistente e dall'altra il proletariato che lottava per l'istituzione di un nuovo ordine sociale, in cui venissero cambiati i rapporti tra classi. Per molti anni questa forma di conflitto è stata alla base di grandi conflitti, come la rivoluzione russa.
A volte però, il conflitto sociale non è unicamente negativo: può essere un modo per mantenere stabili i suoi confini, oppure aumentare la sua coesione interna, o ancora una volta per creare delle forma d'integrazione regolata con i gruppo antagonista.
LE CONDIZIONI DEL CONFLITTO
Le condizioni del conflitto sociale sono svariate.
Una delle più comuni è la scarsità e maldistribuzione delle risorse sociali e dunque un contesto di disuguaglianza sociale, percepita profondamente dalle persone.
Un'altra condizione del conflitto sociale è l'incertezza delle norme sociali, che avviene quando le diverse norme sociali entrano in conflitto tra loro, ma anche perché molto spesso le norme vengono interpretate: se le norme sociali fossero certe e stabili, lo spazio per simili conflitti si restringerebbe in modo notevole.
REMO BODEI E IL CONFLITTO SOCIALE
All'inizio di quest'anno scolastico, ci siamo recati come classe al festivafilosofia di Modena, manifestazione che si tiene ogni anno in diverse città, tra cui Modena appunto. Qui diversi filosofi contemporanei trovano spazio per esprimere le loro tesi e le proprie idee filosofiche che riguardano un tema comune e prestabilito, intersecato con l'attualità. Parlano ad un pubblico immenso di pensatori, quasi fosse a scuola di Atene.
Un filosofo che partecipò all'edizione di quest'anno, Remo Bodei, si occupò di parlare proprio di confitto sociale. Lascio di seguito le sue tesi:

IL CONFLITTO
Più ancora del mutamento, il disordine è spesso causato dal conflitto.
http://www.linterferenza.info/attpol/2904/
In ogni società esiste un ordine sociale, ovvero tutto un insieme di norme che molto spesso sono correlate alla subcultura: ovviamente l'esistenza di alcune norme implica anche la possibilità dea loro trasgressione, ed è proprio qui che nasce il conflitto sociale.
Il conflitto tra individui e tra gruppi sociali è un elemento che non può essere eliminato dalla società. Esso può assumere caratteristiche positive, qualora comporti la risoluzione di problematiche intrinseche, oppure negativamente se comporta solo disordine.
Generalmente però, si può dire che il confitto sociale nasca dalla incompatibilità degi obbiettivi perseguiti dai vari soggetti sociali, sia persone che gruppi. Questo accade perché, ogni individuo mira alla realizzazione unicamente dei propri scopi.
IL COMPORTAMENTO COLLETTIVO
Con comportamento collettivo si intende un fenomeno secondo il quale, una serie di individui agisce e ha degli effetti sulla società senza fare affidamento a ruoli o posizioni: si dice avvenga dunque in un contesto destrutturato.
Un esempio è a moda.
A questo punto possiamo capire come questo fenomeno sia alla base di profondi cambiamenti sociali, poiché un gran numero diindividui si ritrova a seguire il movimento in questione, spesso anche inconsciamente, come accade per la moda.
SOCIOLOGIA
IL MUTAMENTO SOCIALE E I FATTORI CHE LO DETERMINANO
In ogni società si verificano negli anni dei mutamento sociale, che possono assumere caratteri differenti: per costume, per classe, per assetti statali, ecc.
La società è generalmente caratterizzata dall'istituzionalizzazione, cosa che fa sembrare il mutamento sociale impossibile. Questo paradosso è però risolvibile attraverso il mito del progresso: nella società moderna, l'innovazione è diventata un valore vero e proprio della società, una caratteristica stabile.
Non tutti i cambiamenti provengono dall'esterno, come è facile pensare: anche in assenza di perturbazioni esterna, nessuna società è mai totalmente statica.
Un fattore comune che porta al cambiamento è la variazione demografica, come la crescita o la diminuzione della popolazione. Essa può causare emigrazioni o appropriazioni di risorse presenti nei Paesi confinati.
Un altro importante fattore caratteristico del mutamento sociale è il mutamento culturale, quindi nelle conoscenze, idee e nei valori di una certa società. 
E' interessante vedere come anche i social media siano fattore di cambiamenti sociale, come ci mostra questo articolo.

venerdì 20 marzo 2020


ANTROPOLOGIA
Dopo aver completato la lettura la lettura a pagina 153 riguardante la descrizione dei popoli da parte di Levi Struss, ho pensato potesse essere interessante condividere questo approfondimento sull'autore:


COMPITI ANTROPOLOGIA



giovedì 19 marzo 2020

p.179
- la famiglia nucleare ha smesso di essere l'unico modello di famiglia possibile quando nella società s ebbero mutamenti economici, demografici, culturali e sociali.
-la dimensione individuale e la dimensione collettiva coesistono all'interno di un gruppo familiare attraverso la collaborazione e l'aiuto reciproco.
-a famiglia patriarcale e quella mononucleare si distinguono dalla maggiore flessibilità nello sviluppo della seconda rispetto alla prima, che si sviluppa su di un piano orizzontale e non gerarchico.
LE FAMIGLIE ATTUALI
Nel tempo le gerarchie familiari andarono a scemare e i ruoli familiari a perdersi: si è giunti a quela che viene comunemente chiamata struttura orizzontale, che permette la crescita, la frattura e la ricomposizione, senza che si creino o si distruggano ruoli o vertici. Questo tipo di famiglia viene detto famiglia mononucleare.
Una figura di famiglia molto è la famiglia ricostituita o ricomposta formate da due adulti di cui uno dei due proviene da rapporti precedenti. I nuovi partner non sostituiscono i genitori biologici, ma devono comunque collaborare con quelli biologici per mantenere l'equilibrio famigliare.
Inoltre negli ultimi anni, si ebbe un incremento di famiglie in cui  i genitori appartengono a culture, nazionalità, lingue diverse: esse rappresentano l'espressione dell'evoluzione sociale che ha investito il mondo.
Un altro tipo di famiglia presente nella scietà al giorno d'oggi sono e famiglie omosessuali o con alcuni tipi di convivenze comunitarie.


LA FAMIGLIA PATRIARCALE
In passato, la tipologia di famiglia più diffusa era la famiglia patriarcale, composta da più nuclei che vivevano in un'unica abitazione a una grande struttura allargata  basata su un sistema di tipo gerarchico, il cui vertice era il nonno.
PSICOLOGIA
LA FAMIGLIA: DALLA FAMIGLIA NUCLEARE AI GRUPPI FAMIGLIARI
Al giorno d'oggi è molto difficile dare una definizione assoluta di famiglia, poiché negli ultimi anni si sono venuti a creare molti tipi diversi di famiglia. Già gli studi di antropologia svolti intorno agli inizi del Novecento avevano sottolineato come la famiglia mononucleare (composta da genitori e figli) non rappresentava l'unica tipologia di famiglia possibile. A seconda del contesto culturale e geografico, ma anche all'interno di una stessa società, si possono trovare diverse tipologie di famiglia.
Nel volume Famiglie la psicologa sociale Laura Fruggeri, definisce come famiglia tutti quei gruppi sociali che soddisfano la maggior parte dei propri bisogni e scopi dei propri membri.
Si sottolinea dunque la dimensione collettiva della famiglia insieme alla dimensione individuale dei membri del gruppo che hanno scopi ed esigenze proprie da perseguire in autonomia. La coesione, all'interno di una famiglia, può essere mantenuta affrontando i problemi e i confitti in modo aperto.
COMPITI FI PSICOLOGIA
p.176-verifica
FISSA I CONCETTI
1) secondo il sociologo R. Merton, un insieme di persone è definibile gruppo sociale se...le persone interagiscono tra loro, sentono di appartenere al gruppo, sono identificabili dall'esterno e da ciascun singolo membro come parte del gruppo.
2) il sistema di status all'interno di un gruppo si riferisce...alla posizione che ciascun membro occupa nel gruppo e alla valutazione di quella posizione secondo una certa scala di valori.

APPRENDI IL LESSICO
-leader= la persona che esercita maggiore influenza all'interno del gruppo r sui gli altri membri.
-inerzia sociale= quando in un gruppo si perde di vista l'obbiettivo comune e si prosegue secondo accettazione.
-comportamento individuale= comportamento del singolo individuo.
-comportamento intergruppo= comportamento degli individui in relazione al gruppo.






DOMANDE
P.167
1)le caratteristiche di un gruppo sociale devono essere integrazione tra individui, senso di appartenenza da parte di tutti i componenti del gruppo e identità, ovvero uno scopo comune, un motivo per il gruppo stesso si lega.
2)la famiglia è un gruppo in cui l'individuo forma la sua identità, accetta i valori del gruppo e i suoi scopi, e regole e le norme. E' caratteristico della famiglia anche un certo attaccamento emotivo tra i componenti.
3)un gruppo può essere definito dinamico quando accetta che all'interno di esso venga accolto un nuovo componente.

P.169
1)le regole di comportamento sono delle aspettative condivise dal gruppo, che riguardano il comportamento che si deve mantenere all'interno de gruppo. Queste norme delimitano la libertà individuale, sfavorendo l'insorgere di devianze.
2)un gruppo comunica o con il leader(a ruota centralizzata) o tra i suoi componenti(rete decentralizzata).
3)le funzioni del leader sono coordinare le attività del gruppo e garantire la sua esistenza, attraverso l'uso del potere, che può essere di ricompensa, coercitivo, legittimo, di esempio o di competenza.
4)la leadership permissiva ha come limite la mancata presenza di un leader: il gruppo appare dunque poco collaborativo e porta spesso a scarsi risultati.

P.174
1)un elemento che garantisce la sopravvivenza de gruppo è il sacrificio dei propri interessi personali per favorire quelli collettivi del gruppo.
2)gli effetti negativi a cui può portare la mentalità di gruppo sono i distorcimento dei processi decisionali e la perdita dell'obbiettivo finale.
3)la caratteristica principale del comportamento intergruppo è l'interazione basata su determinate categorie sociali o gruppi.
4)secondo Tajfel l'appartenenza ad un gruppo favorisce l'accrescimento dell'autostima.
5)nei gruppi virtuali è possibile che insorga il cyberbullismo, grazie alla presenza di un anonimato.





sabato 14 marzo 2020

LA FORMAZIONE DEL CARATTERE
Secondo Locke, lo scopo dell'educazione era quello di formare un giovane che si sapesse comportare: il gentelman, un uomo dotato di valori morali.  Oltre che a scuola, l'educazione ai valori morali doveva avvenire a casa, da parte della famiglia: era il padre o il precettore ad insegnare il buon comportamento e le buone maniere.
Anticipando alcuni principi pedagogici di Rosseau, Locke  sosteneva che il bambino si dovesse muovere, che il suo corpo dovesse essere abituato all'aria aperta.
 L'educatore rappresenta le leggi alle quali l'allievo deve sottostare, e a cui deve sottomettere la propria volontà per sapere gire e decidere in forma autonoma.
Le punizioni fisiche erano ovviamente abolite.
L'azione del precettore doveva essere moderata e paziente, nel rispetto delle capacità e dell'interesse dell'educato, sulla linea delle pedagogie di Ratcke e Comenio.
LOCKE E LA PEDAGOGIA


L'EDUCAZIONE INTELLETTUALE
Le nuove condizioni relative alle facoltà cognitive dell'uomo richiedevano un aggiornamento dei metodi di insegnamento e dei programmi scolastici: nacque così l'educazione dell'intellettuale, ovvero un'educazione specifica di contenuti. Infatti, prima di queste riforme l'educazione era abbastanza sterile, e si limitava a fornire un'educazione generale e poco utile.
Dunque, la riforma stette nel fornire a chiunque, non solo ai grandi ricchi, una cultura ampia e specializzata.
Inoltre divenne obbligatorio l'insegnamento del latino come seconda lingua d'eccellenza (le materie venivano fatte in volgare).
La religione, però, rimaneva ancora di grande influenza.
TUTELARE LA SALUTE DEI BAMBINI
Grazie anche alla spinta da parte della medicina infantile, nacque il sentimento di pietà nei confronti dei bambini, e un dovere di tutela e di cura nei loro confronti. Oltre che nella medicina, questa visione di perpetrò anche nella pedagogia: l'infanzia non era più un'età senza scopi, ma l'età dedita all'apprendimento, data la grande facilità di apprendimento che veniva riscontrata. L'infanzia viene adesso concepita come una tappa fondamentale nello sviluppo di un individuo, a cui doveva essere concesso di crescere  in modo sano e di integrarsi in un contesto sociale.
La tutela della salute dei bambini costituiva la migliore garanzia per la loro sopravvivenza e il fondamento di ogni educazione.
PEDAGOGIA
NUOVE PRATICHE EDUCATIVE: UNA NUOVA IDEA DELLA MENTE UMANA
Nel corso del Settecento in tutto il continente europeo, si svilupparono nuove tecniche educative, sia scolastiche che strettamente familiari, e proprio in questo periodo si andarono a configurare le norme pedagogiche attuali.
Una delle maggiori riforme fu il rinnovamento della concezione delle facoltà cognitive, che ebbe tra i suoi ispiratori John Locke: nacque una nuova idea del funzionamento della mente e delle capacità di apprendimento, mettendo in crisi l'idea dell'innatismo, secondo la quale l'uomo sarebbe nato con alcune idee già impresse nella mente. La migliore conoscenza dei processi mentali dell'essere umano portò all'individuazione della conoscenza nell'esperienza e nella capacità sensoriali ed intellettive. 
Da qui nacque l'empirismo, corrente filosofica secondo la quale il mondo debba essere conosciuto strettamente attraverso l'esperienza e attraverso i 5 sensi.
ANTROPOLOGIA
LA PAROLA COME FORZA CREATRICE
Per gli aborigeni australiani, la loro terra era tutta segnata da un intrecciarsi di «Vie dei Canti» o «Piste del Sogno», un labirinto di percorsi visibili soltanto ai loro occhi: erano quelle le «Impronte degli Antenati» o la «Via della Legge». Dietro questo fenomeno, che apparve subito enigmatico agli antropologi occidentali, si cela una vera metafisica del nomadismo. Questo ultimo libro di Bruce Chatwin, subito accolto con entusiasmo di critica e lettori quando è apparso, nel 1987, potrebbe essere descritto anch’esso come una «Via dei Canti»: romanzo, viaggio, indagine sulle cose ultime. È un romanzo, in quanto racconta incontri e avventure picaresche nel profondo dell’Australia. Ed è un percorso di idee, una musica di idee che muove tutta da un interrogativo: perché l’uomo, fin dalle origini, ha sentito un impulso irresistibile a spostarsi, a migrare? E poi: perché i popoli nomadi tendono a considerare il mondo come perfetto, mentre i sedentari tentano incessantemente di mutarlo? Per provare a rispondere a queste domande occorre smuovere ogni angolo dei nostri pensieri. Chatwin è riuscito a farlo, attirandoci in una narrazione dove i personaggi, i miti, le idee compongono un itinerario che ci guida molto lontano.


Anche nelle società di oggi, la sfera della parola, sia scritta che tramandata oralmente, esercita una grande influenza nella vita di tutti i giorni. Prendiamo ad esempio la sfera reigiosa, sociale e civile e personale.
Partendo da primo caso, tralasciando il fatto che una persona possa essere credente o meno, è facile notare come la religione possa influenzare molto la vita degli individui: le preghiere, prima scritte e poi recitate oralmente, sono di grande importanza per chi crede, poichè avvicinano alla divinità venerata. Le preghiere rappresentano un modo per "parlare con Dio", e possiamo dunque dedurre come la sua essenzialità per il religioso. Queste forme di comunicazione aiutano la persona a confidarsi a sperare in qualcosa, che è l'intero scopo dela reigione stessa.

 Nella sfera sociale e civile la parola rappresenta il mezzo di iterazione essenziale: sia scritta che orale, sia completamente dipendenti da essa per poter vivere e interagire con gi altri. Possiamo pensare ad esempio alla comunicazione mediatica via messaggio, oppure alla comunicazione verbale che tutti conosciamo.
Nella sfera intima invece, lo scrivere o il leggere parole appunto scritte, aiutano a creare una dimmensione introspettiva e a conoscere l'individuo stesso. E allo stesso modo la comunicazione orale con se stessi, il pensare su se stessi, aiuta a processare e capirsi nel profondo.
L'ONDA
Chi erano Hitler e i nazisti? E come hanno fatto a trascinare un'intera nazione nel loro folle disegno? Ben Ross, insegnante di storia in un liceo di Palo Alto, prova a raccontarlo ai suoi alunni, ma le ragioni di tanto orrore sembrano incomprensibili ai ragazzi. Così il professor Ross decide di ricorrere a un esperimento, utilizzando la classe come un laboratorio. Forma un movimento tra gli studenti, L'Onda, e lo dota di simboli, motti, una rigida disciplina e un forte senso della comunità. In pochissimi giorni lo strano test ha sviluppi incontrollabili: il gruppo di allievi affiatati diventa un branco violento e repressivo, chi non appartiene all'Onda viene emarginato e rischia umiliazioni e botte, mentre lo stesso professor Ross si trasforma in un leader carismatico e intoccabile. Tratto da una storia vera, un racconto incalzante e pungente, che è anche la denuncia di una verità inoppugnabile: la Storia, anche nei suoi episodi più crudeli e abietti, può ripetersi. In qualsiasi momento.
I GRUPPI NELLO CYBERSPAZIO
I gruppi virtuali sono costituiti da persone che interagiscono mediante massmedia, la cui comunicazione si basa sulla condivisione di un unico argomento d'interesse. Possono essere anche dette comunità virtuali, e hanno la peculiarità di poter accogliere chiunque indipendentemente da sesso, età, ma sopratutto luogo d'abitazione.
Generalmente, in questi gruppi, vigono le regole sociologiche di sempre, ma si differenza per linguaggio ed identità. Il linguaggio diventa non verbale e spesso supportato dalla mimica delle emoticon; inoltre, la veocità richiesta dalla comunicazione stessa, stimola a favorire una comunicazione semplicistica e poco articolata.
Sotto il profilo dell'identità, viene favorito l'anonimato, sotto forma di pseudonomi e nickname: proprio per questo è più facile che insorga una forma particolare di bullismo, il cyberbulismo, poichè il bullo non mette direttamente la faccia in quello che dice. Allo stesso modo però, l'anonimato può favorire la socializzazione, poichè aiuta a superare la barrira della timidezza.

venerdì 13 marzo 2020

IL LEADER
Il leader è colui che esercita una maggiore influenza suglia altri membri del gruppo, imponendo regole e compiti per facilitare il raggiungimento degli obbiettivi, e solitamente occupa gerarchicamente i posto più alto. 
Il leader assolve anche un ruolo socioemozionale che riguarda il raggiungimento dell'armonia tra colleghi, e un ruolo relativo all'assegnazione dei compiti: nel primo caso si parla di leader espressivo, nel secondo di leader strumentale.
Le leadership possono essere di vario tipi:
  • autoritaria: caratterizzata da severità, spirito conservatore e incapacità di delega;
  • democratica: caratterizzata da capacità di delega, sensibilità e capacità di responsabilizzazione;
  • permissiva: abdicazione del leader per lasciare l'iniziativa spontanea degli individui.

IL POTERE
Il potere è la capacità di un individuo di influenzare e controllare il comportamento altrui. Esso si esprime in diverse forme:
  • il potere di ricompensa, la possibilità di attribuire gratificazioni materiale o simboliche;
  • il potere coercitivo, cioè la possibilità di imporre sanzioni e punizioni;
  • il potere legittimo, condivisione di norme;
  •  il potere di esempio, le persone si identificano in colui che detiene il potere;
  • il potere di competenza, riconoscimento di determinate competenze a una persona.
LA COMUNICAZIONE
La comunicazione all'interno di un gruppo è fondamentale. favorisce lo scambio e il consolidamento  di relazioni interpersonali. I processi comunicativi possono essere di diverso tipo: 
  • la comunicazione a ruota centralizzata, cioè focalizzata su leader che decide i compiti dei componenti del gruppo;
  • la comunicazione a rete decentrata, cioè diffusa tra tutti i membri.
LE NORME E LE LORO FUNZIONI
Le norme sono l'insieme delle aspettative condivise dal gruppo rispetto al modo di comportarsi del gruppo stesso, e sono dunque regole di comportamento.
Le norme hanno diverse funzioni importanti: delimitare la libertà individuale prima che sfoci in devianza, mantenere saldo il gruppo, il raggiungimento di obbiettivi, costruzione d sistemi di riferimento e definizioni di rapporti con l'esterno.

Possiamo definire deviante quel comportamento o quell’atto commesso da un singolo o da un gruppo di persone che viola le norme di una comunità , che di conseguenza subirà delle sanzioni. L’atto deviante può essere sia di natura legale che morale e di conseguenza la sanzione può esprimersi con la reclusione, il versamento di una somma di denaro ad esempio, o più semplicemente con l’emarginazione e il giudizio negativo da parte della società.
DIVERSITA' DI STATUS E DINAMICITA' DEL SISTEMA
Il sistema di status si riferisce alla posizione che un individuo occupa all'interno di un gruppo e alla valutazione di quella posizione in una scala di valori. Esiste ad esempio, il leader, che detta regole e propone idee, e al di sotto di lui i collaboratori, che svolgono doversi compiti dettati dal leader.
Lo status di ogni membro può essere modificato se subentra un altro individuo all'interno di un gruppo, perché l'equilibrio prima innescato deve essere riassettato.
Il ruolo è l'insieme di aspettative condivise circa il mondo in cui deve comportarsi una persona che occupa un certo status all'interno di un gruppo. La suddivisione dei ruoli implica la divisione dei compiti facilitando il raggiungimento di obbiettivi comuni.

PSICOLOGIA
INDIVIDUI E GRUPPI
Ogni individuo è circondato da una vastissima rete di relazioni, che si strutturano e concretizzano nei così detti gruppi.
Secondo la definizione del sociologo Robert Merton, il gruppo è un insieme di individui che interagiscono secondo determinati modelli, provando sentimenti di appartenenza al gruppo. Da ciò deduciamo come, in un gruppo siano importanti l'interazione, l'appartenenza e l'identità, oltre che la condivisione di norme, valori e obbiettivi comuni, che mantengono vivo il gruppo stesso. All'interno di un gruppo, a differenza di un aggregato o una categoria sociale, sono presenti diversi ruoli.
I gruppi possono avere diverse dimensioni: dalla diade, composta da due persone molto legate tra di loro, alla più conflittuale triade, composta da tre persone che spesso entrano in conflitto tra loro.
Quando un gruppo supera le sette persone  sembra essere più difficile la comunicazione tra i componenti, ed è più facile che si venga ad istituire la figura del leader, ovvero colui che guida ed esercita una maggiore influenza sugli altri.

martedì 10 marzo 2020

I TIPI DI MODAITA' SOCIALE: COLLETTIVA E INDIVIDUALE
La mobilità sociale può assumere varie forme, a seconda di casi. Essa è prima di tutto, un fenomeno che può avere carattere collettivo o carattere individuale.
Più spesso accade tuttavia che la mobilità sociale sia un fenomeno individuale, ovvero quando un individuo decide spontaneamente di passare da uno strato sociale ad un altro per propria volontà.
Essa può essere di due tipi: intergenerazionale, se è fatta in base alla famiglia di origine, oppure intergenerazionale se è basata sullo sviluppo vitale di un individuo, dunque sulle sue esperienze vitali.
Mentre, se si parla di mobilità collettiva ci si trova davanti ad una mobilitazione di massa, dunque alla scelta uguale da parte di una pluralità di individui.

Addio alla piccola borghesia e alla classe operaia: la nuova società italiana di oggi è suddivisa in 9 gruppi sociali, i più corposi sono le famiglie di impiegati e gli operai in pensione.
La nuova classificazione è stata fatta dall'Istat nel Rapporto Annuale 2017, che ha preso in esame la situazione professionale, la cittadinanza, il titolo di studio, il numero di membri della famiglia, associando quindi alla componente economica quella culturale e quella socio-demografica. Il risultato sono nove gruppi distinti in base al reddito equivalente medio: la spesa media per consumo va da un minimo di 1.697 euro per le famiglie a basso reddito con stranieri a un massimo di 3.810 euro per la classe dirigente (la media delle famiglie è 2.499 euro).
Secondo l'Istat, la perdita del senso di appartenenza a una certa classe è più forte per la piccola borghesia e la classe operaia: la prima si distribuisce tra famiglie di impiegati, operai in pensione e famiglie tradizionali della provincia. La classe operaia si è frammentata tra i giovani blue-collar e nelle famiglie a basso reddito. "La classe operaia ha abbandonato il ruolo di spinta all'equità sociale mentre la borghesia non è più alla guida del cambiamento e dell'evoluzione sociale - scrive l'Istat - Una delle ragioni per cui ciò è avvenuto è la perdita dell'identità di classe, legata alla precarizzazione e alla frammentazione dei percorsi lavorativi, ma anche al cambiamento di attribuzioni e significati dei diversi ruoli professionali".

Le nuove classi sociali

I 9 gruppi sociali in cui è divisa la società italiana sono: i giovani "blue collar"; le famiglie degli operai in pensione con reddito medio; le famiglie a reddito basso con stranieri; quelle a reddito basso di soli italiani; le famiglie tradizionali della provincia; il gruppo formato da anziane sole e giovani disoccupati; le famiglie benestanti di impiegati; le famiglie con "pensioni d'argento" e infine la classe dirigente.
L'Istituto di statistica indica che su 25,7 milioni di famiglie italiane, più del 40 per cento è costituito da operai in pensione (5,8 milioni di famiglie e 10,5 milioni di persone) e impiegati (4,6 milioni per un totale di 12,2 milioni di individui). Se nel primo caso si parla di famiglie unipersonali o formate da coppie senza figli, con al massimo la licenza media e un reddito non distante dal valore medio nazionale, nel secondo caso sono coppie con figli e un tenore di vita buono. La persona di riferimento ha 46 anni in media, possiede almeno il diploma di scuola superiore (1 su 4 ha la laurea) ed è donna in 7 casi su 10.

LA STRATIFICAZIONE PER NASCITA
Le posizioni nella stratificazione sociale, dunque la portata delle disuguaglianze, sono spesso legate a una condizione di nascita. Dunque appare essere una proprietà intrinsecamente legata alla persona, un qualcosa che si porterà appresso tutta a vita: nella maggioranza dei casi appare infatti estremamente difficile cambiare i proprio status sociale.
Questo però non accade alle società occidentali che hanno subito il processo di industrializzazione. In esse, infatti, la gerarchia delle posizioni sociali non è stabilita per nascita, ma viene a definirsi nel corso della vita in virtù di una serie di fattori legati alla vita individuale. Dunque, a meno che non ci siano casi particolari in cui qualcosa di superiore lo impedisca, chiunque può accedere a qualunque classe sociale.
LA MOBILITA'
La nostra occidentale si caratterizza proprio per un crescente dinamismo sociale, tale per cui i diversi strati e i diversi gruppi divengono sempre più mobili e multiformi.
Si parla di mobilità sociale per indicare il livello di flessibilità della stratificazione in una certa società, ossia il grado di facilità o difficoltà con cui gli individui possono passare da uno strato all'altro.

SOCIOLOGIA
GLI STRATI SOCIALI
La stratificazione sociale è quel carattere della società per cui essa si compone di una pluralità di strati, identificati da fatto di avere diverse disponibilità nell'accedere ai vari tipi di risorse disponibili. Questo genera, ovviamente, delle disuguaglianze: un'estrazione sociale basata non sul singolo individuo, ma su un'intera cerchia di individui.

lunedì 9 marzo 2020

LE CASTE COME SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE
L'antropologo francese Levi-Straus ritiene che le caste siano un tipico esempio delle tendenze classificatrici della mente umana: la suddivisione della società in caste presenta fondamentali analogie con altri tipi di classificazioni della realtà sociale, tra cui il totemismo.
I gruppi australiani, che si identificano con i rispettivi totem obbligano gli individui a sposarsi con totem diversi tra loro, mentre le caste indù obbligano i loro componenti a sposarsi con persone della stessa casta.

Caste indiane: gli “intoccabili” paria rivendicano i propri diritti


Una sentenza della Corte Suprema indiana mette in pericolo i pochi diritti di cui godono i dalit, gli "intoccabili" che sono fuori dal complesso schema della caste indiane. E così i paria hanno riempito le piazze e fatto pressione sul governo perché qualcosa, finalmente, possa cambiare.