venerdì 29 maggio 2020

THE LUCIFER EFFECT
Un altro esperimento molto noto in psicologia sociale è sicuramente quello di Zimbardo sulla prigione simulata: attraverso questo esperimento venne confermato che nel carcere i comportamenti violenti e brutali dei prigionieri e delle guradie sono causa del contesto.
Zimbardo riprese alcune idee dello studioso francese del comportamento sociale Gustave Le Bon, in particolare la teoria della deindividuazione, la quale sostiene che gli individui di un gruppo coeso costituente una folla, tendono a perdere l'identità personale, la consapevolezza, il senso di responsabilità, alimentando la comparsa di impulsi antisociali. Tale processo fu analizzato da Zimbardo nel celebre esperimento, realizzato nell'estate del 1971 nel seminterrato dell'Istituto di psicologia dell'Università di Stanford, a Palo Alto, dove fu riprodotto in modo fedele l'ambiente di un carcere. Tramite un annuccio su un giornale, lo psicologo reclutò 75 studenti universitari. Gli sperimentatori ne scelsero 24, maschi, di ceto medio, fra meno attratti da comportamenti devianti; furono poi assegnati casualmente al gruppo dei detenuti o a quello delle guardie, con tanto di abbiggliamento archetipico dei due gruppi. Tale contesto poneva entrambi i gruppi in una condizione di deindividuazione.
I risultati di questo esperimento dimostrarono furono particolarmente drammatici ed andarono al di la di quello che ci si poteva aspettare.
Dopo solo due giorni i detenuti si strapparono le divise di dosso e si barricarono all'interno delle celle inveendo contro le guardie; queste iniziarono a intimidirli e umiliarli cercando in tutte le maniere di spezzare il legame di solidarietà che si era sviluppato fra essi. Le guardie costrinsero i prigionieri a cantare canzoni oscene, a defecare in secchi che non avevano il permesso di vuotare, a pulire le latrine a mani nude. A fatica le guardie e il direttore del carcere (lo stesso Zimbardo) riuscirono a contrastare un tentativo di evasione di massa da parte dei detenuti.
Al quinto giorno i prigionieri mostrarono sintomi evidenti di disgregazione individuale e collettiva: il loro comportamento era docile e passivo, il loro rapporto con la realtà appariva compromesso da seri disturbi emotivi, mentre per contro le guardie continuavano a comportarsi in modo vessatorio e sadico. A questo punto i ricercatori interruppero l'esperimento suscitando da un lato la soddisfazione dei carcerati e dall'altro un certo disappunto da parte delle guardie.
Zimbardo afferma dunque, che nella costituzione di un comportamento malvagio, esiste un passaggio in cui l'individuo si spoglia della sua identità, e la sua condotta non è più determinata dalla volontà, ma dalle norme istituzionali: grazie ad esse possono liberarsi impulsi libidici, ed aggressi, inconsci dunque. Questo processo sarebbe favorito dalla deumanizzazione, dunque la dissociazione dalla sfera umana e morale. In questo senso, la politica antisemitistica della seconda guerra mondiale, sarebbe servita proprio perportare gli altri individui alla dumanizzazione, e ad acconsentire lo sterminio.
In un certo senso potremmo dire che vi è un'acquisizione di una nuova identità sociale: l'identità del gruppo. Infatti, secondo Urie Bronfenbrennen sarebbe l'adesione al ruolo un fattore determinante di questo comportamento: gli individui si impegnano a conformarsi a caratteristiche che ritengono appartententi al ruolo e si sentono obbligati ad aderirvi.

Dopo numerose riflessioni che cercarono di spiegare la psicologia del male che sta dietro l'esperimento appena citato, Zimbardo delineò l'effetto Lucifero. Questo effetto suggerisce che la malvagità non deriva solo da chi siamo, ma viene anche determinata dalla situazione specifica in cui ci troviamo. Nei decenni successivi, vari studiosi hanno proposto delle spiegazioni e individuato le condizioni e le situazioni che creano l’effetto Lucifero. Detto in altre parole, il comportamento malvagio di una singola persona si protrae sugli altri, causando un effetto a catena di eventi malvagi.

giovedì 28 maggio 2020

GUSTAV LE BON: LA PSICOLOGIA DELLE FOLLE
Gustave Le Bon nacque in Francia nel 1841.Studiò conme medico, ma i suoi inferessi si concentrarono prevalentemente sulla fisica, antropologia, psicologia e sociologia.
Era inoltre molto appassionato di archeologia: era un individuo lucido e dalla grande capacità di osservazione. Scrisse riguardo le suo osservazioni, molte opere, di cui la più importante è sicuramente "Psicologia delle folle".
Stampatonel 1895, divenne, nei primi trent’anni del Novecento, uno dei libri più noti del secolo.Infatti lo lessere figure di spicco quali il presidente americano Theodore Roosevelt, i presidenti del Consiglio francesi Aristide Briand e Georges Clemenceau, nonché Benito Mussolini che si dichiararono suoi stimatori. È molto probabile che persino il giovane Adolf Hitler ne abbia letta una copia: molti pensano che abbia tratto proprio da Le Bon l'idea per il Mein Kampf.

Il centro tematico dell'opera è l'idea secondo la quale, nella società moderna i governanti dovono inevitabilmente fronteggiare una"potenza nuova": la potenza della massa, della folla. Nella folla,  secondo l'autore, le attitudini coscienti, razionali e intellettuali sei singoli individui si annullano, e predominano i caratteri inconsci. Così, quando l'individuo si trova nella folla scende di qualche gradino sociale, e persino un intellettuale può diventare un barbaro. C'è inoltre da dire che la massa è un gregge e in quanto tale ha un bisongo intrinseco e necessario, di avere un padrone. Questa guida deve però essere carismatica: infatti, lo psicologo definisce i capi politici come retori sottili, che mirano all’interesse personale e cercano il consenso lusingando i bassi istinti. Sono maestri della retorica, la lro tecnica è perfetta, basata su affermazioni  secche, svincolate da ogni prova o ragionamento ed estremamente ripetitive. Con questa metodologia si riesce ad influenzare la folla, che è ben predisposta alla suggestione tramite parole, formule ed immagini semplici.
Il buon oratore, secondo Gustave Le Bon, non può fare uso del ragionamento logico e scientifico, né tantomeno del buon senso; è invece la metafora assurda ed infondata, la similitudine sbalorditiva, l’iperbole, l’esclamazione, la violenza: è tutto ciò che provoca una reazione emotiva forte ad essere in grado di animare la folla. La riuscita di questo processo avviene grazie al cosidetto "contagio mentale", ovvero quel processo grazioe al quale un'idea si trasmette molto velocemente tra gli individui che compongono la massa; e la forza con cui questi ideali si trasmettono è tale da far andare gli individui contro i loro stessi interessi.

domenica 17 maggio 2020

DOMANDE A PAGINA 207
1.il matrimonio può essere monogamico, poliginico e polindrico.
2.si pensa che l'incasto sia stato proibito per garantire il proseguimento della società.
3.il matrimonio può avere scopo economico e di mantenimento della fertilità femminile.
4.il matriarcato è il regime nel quale il poteere è affidato alle donne; la società matriarcale è quella in cui la donna è il centro della vita familiare; la matrifocolarità è quel regime in cui gli uomini sono esclusi dalla vita economica della famiglia.
I quadri di matrimonioL'ATOMO DI PARENTELA
 Famiglia e parentela non possono considerarsi istituzioni fondate semplicemente sulla «natura».Le loro regole e forme sono infatti culturalmente e storicamente variabili.In antropologia, si discute sull’esistenza di «atomi di parentela», elementi essenziali e universali alla base delle innumerevoli forme concrete.Ci sono però studiosi che non credono all’esistenza di questi principi universali e preferiscono analizzare la creatività dimostrata anche in questo campo dalle varie culture.

SOCIETA' MATRIFOCALI
Vengono chiamate società matrifocali, quelle società nelle quali le figure maschili tendono a essere marginali alla conduzione del patrimonio familiare. In questi contesti gli uomini sono praticamente assenti perchè cacciano, commerciano o viaggiano: per questo la cura dei figli, il loro mantenimento e la loro educazione sono assegnati alle madri.
La matrifocalità non è legata alla discenzenza matrilineare.
LE SOCIETA' MATRIARCALI E MATRILINEARI
Oltre alla società patriarcali, esistono anche le società matriarcali, in cui sono le donne a tedenere il potere familiare.
Esse non furono scoperte immediatamente, ma quando furono rese note, gli studiosi pensarono di trovarsi di fronte ad una notevole evoluzione culturale. Uno dei sostenitori maggiori di questa posizione fu Johann Jakob Bachofen, un antropologo svizzero, ipotizzando l'avvento tardo della storia dell'umanità, del patrarcato e della società patrilineare rispetto al matriarcato e alla società matrilineari.. L'antropologo interpretò la società matrilineariattuali come le sopravvivenze di una fase della storia umana in cui un potere femminile prevaleva.
Il termine matriarcale non deve essere però sovrapposto al termine matrilineare, perchè anche nelle società matrilineari sono gli uomini che tendenzialmente detengono l'autorità, sebbene le donne siano tutelate. La questione si chiarisce da Malinowski negli anni della prima guerra mondiale, il quale descrisse appunto il sistema di discendenza matrilineare. Questo antropologo fu infatti estremamente importante in quest'ambito. Si occupò anche di compiere delle riflessioni riguardo all'avuncolato, quel complesso di elementi culturali che caratterizzano le relazioni tra un individuo e il figlio della sorella.
Quello che notò egli è che lo zio materno di un giovane, provvede al sostentamento della famiglia della sorella.
LE FUNZIONIN DEL MATRIMONIO
Il matrimonio è una forma di unione socialmente riconosciuta, tramite la quale un individuo, si lega ad un altro, e con essi anche i loro gruppi familiari. Esso può esssere il coronamento di una storia d'amore oppure, un mezzo di controllo sulla feritilià.
E' infatti grazie al matrimonio che la riproduzione viene regolata, e che un individuo viene assegnato ad una famiglia; per questo i nati al di fuori del matrimonio vengono definiti illegittimi, e in molte realtà vengono emarginati, oppure dati in adozione.
Questo aspetto del matrimonio, quello di controllo della fertilità femminile, appare ancora più chiaro se pensiamo al cosidetto levirato, ovvero quel costume in base al quale la moglie di un defunto va in sposa al fratello di quest'ultimo, che diventa tutore della moglie e della sua famiglia.
Inoltre, esiste anche la pratica del sororato, che indica il costume di dare in moglie, ad un uomo rimasto vedovo, la sorella della donna defunta, con lo scopo di rimpiazzare le facoltà riproduttive della donna scomparsa a vantaggio del gruppo del marito.
Un altro caso interessante è quello del matrimonio con lo spirito, studiato nelle zone del Sudan. Come in tutte le società patrilineari avere un figlio maschio è di estrema importanza, tanto che si ritiene opportuno procurare a un uomo dei figli anche qualora egli muoia prima di essersi sposato. A tale scopo, un uomo del gruppo di discendenza del defunto, imparentato con egli, contrae matrimonio con una donna in nome dello scoparso, per cui i figli che nascono da tale unione saranno considerati figli del defunto.
Un altro caso molto interessante è il matrimonio tra donne, molto diffuso nelle zone delle Nigeria. Questo accade quando una dona risulta essere sterile, e quindi simile ad un uomo: si sposa con un'altra donna non sterile, in modo tale possa lei procreare e portare avanti la prole. I figli nati, saranno da considerare della donna-marito e quindi appartenenti al suo gruppo di discendenza. Questo atto risponde all'esigenza avvertita da tutte le donne della società di avere figli e raggiungere la piena identità sociale.
collezione privata quadro - Matrimonio - Zeudi Vitale | PitturiAmo®ANTROPOLOGIA
AFFINTA' E MATRIMONIO E INCESTO
La nascita di un legame tra due persone che non consanguigne avviene attraverso il matrimonio, che può essere monogamico, poliginico e poliandrico. Inoltre, a queste nozioni sono legate le nozioni di esogamia ed endogamia: nel primo caso si parla di unione all'interno del gruppo familiare, nel secondo all'esterno.
Questa distinzione serve principalemtne a definire se un'unione, sessuale o matrimoniale, sia lecita o meno: generalmente si tende a considerare l'incesto illecito, punito con sanzioni molto pesanti.
L'incesto è l'unione tra consanguigni e, come sappiamo, nella nostra società non è ben visto; però, nella storia vi furono delle eccezioni, come ad esempio gli egiziani e gli hawaiani. In realtà, questo era consetito solo ai nobili: infatti, lo scopo dell'unione era quello di preservare la nobiltà del sangue familiare.
L'origine di questa proibizione, come afferma l'antropologo Levi-Strauss, è da ricercarsi negli albori della società. La proibizione dell'incesto, è infatti quella regola che tutti i gruppi umani si sono imposti per poter mandare avanti la società e crere connessioni extrafamiliari, quindi più vaste. Infatti lo scambio matrimoniale tra diversi gruppi, permette di superare il problema della mancanza di partner sessuali

giovedì 14 maggio 2020

DOMANDE A PAGINA 205
1. i processi di deumanizzazione portano alla maggiore adesione alle autorità, alla perdita di razionalità e al compimento di azioni malvage.
2. Bauman, parlando di Shoah, ha preso in considerazione l'esclusione morale che hanno subito gli ebrei: tutto il contesto di propaganda che gli antisemitisti hanno costruito.
3. secondo Fromm è proprio la famiglia a generari individui inclini all'oppressione poichè abitua il bambino a stare alle regole e ai dettami famialiari, non ribellandosi.
4. nuda vita, rappresenta come gli individui siano ridotti ad esseri biologicici, pssedenti solo il loro corpo.

DOMANDE A PAGINA 208
1. la città multiculturale è in ambiente di non incontro, poichè l'individuo tende ad evitare il diverso, quind a non incotrarlo, piuttosto che incontralo.
2. la strategia antropoemica è una strategia che prevede l'esclusione completa di un individuo dalla società, e si distingue dalla antropofogica poichè essa al contrario, toglie l'energia vitale degli individui, ma assimilandoli.
3. gli elementi che favoriscono il comportamento sociale sono di matrice pulsionale.
4. il linguaggio può favorire il comportamento presociale, poichè è alla portata di tutti.

LE NUOVE FRONTIERE DEL COMPORTAMENTO PRESOCIALE
Gli studi sulla solidarietà hanno portato a riflettere su quali siano le soluzioni che portano alla creazione di un comportamento presociale. Recenti studi hanno dimostrato che una soluzione potrebbe essere il dialogo, poichè è una risposta sociale alla protata di tutti.
I RISCONTRI POSITIVI DEGLI ESPERIMENTI
Finora abbiamo parlato dei comportamenti malvagi emersi dalle analisi, ma è necasserio prendere in considerazione anche tutta una serie di comportamenti positivi e di soliderietà, che sono emersi dagli esperimenti svolti. Ma da cosa è determinata la non conformità alle autorità e la tendenza a non piegarsi ad essa?
Asti, raggiunto un importante traguardo a livello provinciale ...
Lo psicologo Adriano Zamperini dell'università di Padova, ricorda che il comportamento empatico si verifica in determinante condizioni.
Lo spicologo prese in esame le seguenti situazioni:
  • limiti di socializzazione: l'abitudine all'amore non basta a rendere una persona altruista;
  • forza delle emozioni e debolezza della cognizioni;
  • assenza di scelta;
  • prospettiva se-altro.
Concluso lo studio sembrerebbe dunque che l'individuo che ascisce amorevolmente, lo faccia come reazione naturale e immediata.
DAI CAMPI DI CONCENTRAMENTO ALLA SOCIETA' ODIERNA: LE STRATEGIE SOCIALI VERSO LO STERMINIO
Anche nelle società odierne è evidente esistano delle forme di discriminazione molto dimili a quelleDiscriminazione razziale: gli effetti su bambini e adolescenti ... antisemitiche e delle problematiche nell'approcciarsi all'altro, con conseguenze uguali a quelle studiate fino ad ora. Ne sono un esempio tutti qui casi, in cui all'interno di una società, entra a far parte di essa un nuovo individuo, proveniente da un altro contesto culturale.
Questo caso ha fatto nascere degli studi interi riguardanti l'incompatibilità delle culture orientali ed occidentali: in questo senso, i luoghi multiculturali sarebbero luoghi di non incontro, più che di incontro.
Come disse Baumann, gli stranieri prendono allora le sembianze di estranei in prossimità, di cui si evita l'incontro, o meglio si ricerca il non incontro. Questa strategia di evitamento si definisce antropoemica e si distingue da quella antropofagica, secondo una definizione che risale agli studi di Strauss: mentre le nostre società tendono ad allontanare gli stranieri, ad escluderli e a renderli anonimi, quelle primitive tendono a consumarli, togliendone la forza.

In una visione ancor più radicale, il filosofo Baudrillard, ritiene che nellamodernità la problematica sia diventata un prodotto socioculturale: non si può fare a meno di produrre l'altro, dunque discriminare.
IL POTERE SOVRAANO E LA VERITA' DI GIORGIO AGAMBEN
Il filosofo Giorgio Abagmen, interpreta il potere di governo come esercizio sulla vita biologica degli individui. In quest'ottica il campo di concentramento sarebbe l'esempio pragmatico di questa teoria.
Nei campi di sterminio i deportati erano nude vite, in quanto soggetti singoli totalmente esclusi dalla comunità, solamente corredi biologici: lo studioso li definisce homini saceri, un'espressione che nell'antica Roma del diritto, rappresentava gliuomini sacrificabili, senza diritti politici e possessori solo della loro vita.
Egli afferma inoltre, che le forme governatie esercitano ancora queste discriminazioni, nei confronti di alcune categorie sociale, senza che noi ce ne accorgiamo o anche relativamente alla situazone odierna di pandemia.
La personalità autoritaria di T. Adorno - La Mente è MeravigliosaLA PERSONALITA' DELLE AUTORITA' SECONDO ADORNO
Nel 1949 il filosofo Adrono pubblica insieme ad altri psicologi, un'opera im cui vi sono i risultati di un suo studio.
I ricercatori rivolsero i loro studi su 2099 soggetti Americani di classe media appartenenti ad organizzazioni quali università, sindacati o associazioni di combattenti, ma anche alcuni carcerati o ricoverati psichiatrici.
I soggetti furono sottoposti a questionari contenenti sia domande riguardo alla loro collocazione sociale e la loro storia, sia soprattutto quesiti che fornissero informazioni sulla loro mentalità, sulle loro fantasie e sulla loro visione del mondo.Su queste ricerche furono costruite quattro scale di valutazione dei singoli soggetti: la scala dell’antisemitismo, dell’etnocentrismo, del conservatorismo politico-economico e delle tendenze fassciste. Di qui la distinzione tra i soggetti ad alto punteggio più inclini all’autoritarismo e più anti-democratici e quelli a basso punteggio.
Infine, tutto lo studio è stato affrontato tenendo conto sia della necessaria divisione tra indagine “quantitativa” (elaborazione statistica) e “qualitativa” (esplorazione psicologica dei singoli individui), sia della necessità di formulare quesiti attendibili, di escludere elementi di pregiudizio dall’intervistatore o altre influenze al fine di una corretta valutazione.La sua ricerca trova la propria base nell’incontro delle prospettive interpretative della Scuola di Francoforte e si prefigge quindi di determinare le caratteristiche della personalità autoritaria, intesa come una struttura subconscia della personalità che ha la sua origine nell’esperienza personale del soggetto, nei suoi primi rapporti con l’ambiente familiare.
Questo rapporto troverebbe la sua radice nel meccanismo di proiezione in virtù del quale l’individuo attribuisce ai membri dei gruppi esterni elementi che trova presenti in sé, ma di cui vuol negare o ignorare l’esistenza.
In questa prospettiva, il fascismo, fortemente analizzato dallo studioso, è inquadrato non solo come fenomeno storico, ma come forma di un rapporto sociale la trasfigurazione di una societa problematica, sia per quanto rigurda la sua gerarchia, sia per quanto rigurada le relazioni interpersonali del singolo.
Lo studio ha portato ad individuare due modelli di personalità: da una parte il modello autoritario in tutte le sue sfaccettature, dall’altra il modello democratico.
Nel modello autoritario è stato individuato un rapporto gerarchico, di sfruttamento tra genitore e figlio, che  tenderà a tradursi in un atteggiamento orientato verso il potere e lo sfruttamento. Invece, il modello democratico è caratterizzato da relazioni interpersonali affettuose, fondamentalmente egualitarie e permissive, che portano ad un atteggiamento di maggiore flessibilità e ad una potenzialità di soddisfazioni più genuine: sostanzialmente, più incline alla sottomissione.



Nel 1936, in collaborazione con Marcuse e Horkheimer, Fromm pubblica un'opera in cui sottolinea il ruolo della famigia come veicolo dell'autorità sociale:il padre, con la sua educazione autoritariua educa i figli ad obbedire a lui, quindi alle autorità. Addirittura egli sostiene che l'individuorinunci volontariamente a vivere in modo autonomo e libero, per fondersi con qualcosa o qualcuno al di fuori di esso, per acquistare la forza che manca al proprio essere.
Secondo lui, alla base dei sistemi totalitaristici c'è una formazione di carattere autoritario, caratterizzato da componenti sadomasochistiche, come sottomissioni, la creazione di una dipendenza di persona, lo sfruttamento e l'usura, e la tortura.
Secondo Fromm, il carattere unitario della Germania, favorisce l'ammirazione dell'autorità e a obbedire ad essa e allo stesso tempo, la desiderano fortemente questa autorità.
L'ANALISI DI REICH
Un altro studioso che si adoperò in questo campo fu Reich, il quale si concentrò invece coe si fondo l'ideologia antisemitica nel popolo tedesco, che spesso e volentieri andavo conto i loro stessi interessi. Secomdo la sua tesi, questo è stato possibile per una predisposizione caratterale all'obbedienza, all'autorità, alla sottomissione e alla rinuncia della critica.
Tale risultato si otterrebbe tramite l'educazione: la famiglia abitua infatti il bambino ad obbedire alle autorità. La repressione sessuale è un altro aspetto influente che emerge dalla sua analisi: essa porterebbe l'individuo alla sua imobilizzazione, creando una struttura umana rigida e conformista.
LE SPIEGAZIONI PSICOLOGICHE DELLA SHOAH
Il sociologo Bauman, riprendendo l'esperimento di Milgram sull'obbedienza alle autorità, sposto l'attenzione sulle dinamiche contestuali che vi sono alla base delle atrocità umane. Secondo questa prospettiva, la Shoah è interpretata attraverso tutti quei meccanismi di interazione e di influenza sociale funzionali al raggiungimento fi finalità economiche e politiche.
Un elemento essenziale, in questo contesto, fu l'esclusione morale degli ebrei, che tramite la propagnada furono resi un outgroup: potremmo dire che gli ebrei, prima di essere effettivamente uccisi, venivano annientat sul piano umano.
I burocrati coinvolti in questo atroce processo stavano semplicemento obbediendo agli ordini: era in atto un meccanismo di deresponsabilizzazione individuale.

PSICOLOGIA
L'INFLUENZA DEL CONTESTO SUL COMPORTAMENTO MALVAGIO NELLA TEORIA DI ZIMBARDO
Un altro esperimento molto noto in psicologia sociale è sicuramente quello di Zimbardo sulla prigione simulata: attraverso questo esperimento venne confermato che nel carcere i comportamenti violenti e brutali dei prigionieri e delle guradie sono causa del contesto.
Zimbardo riprese alcune idee dello studioso francese del comportamento sociale Gustave Le Bon, in particolare la teoria della deindividuazione, la quale sostiene che gli individui di un gruppo coeso costituente una folla, tendono a perdere l'identità personale, la consapevolezza, il senso di responsabilità, alimentando la comparsa di impulsi antisociali. Tale processo fu analizzato da Zimbardo nel celebre esperimento, realizzato nell'estate del 1971 nel seminterrato dell'Istituto di psicologia dell'Università di Stanford, a Palo Alto, dove fu riprodotto in modo fedele l'ambiente di un carcere. Tramite un annuccio su un giornale, lo psicologo reclutò 75 studenti universitari. Gli sperimentatori ne scelsero 24, maschi, di ceto medio, fra meno attratti da comportamenti devianti; furono poi assegnati casualmente al gruppo dei detenuti o a quello delle guardie, con tanto di abbiggliamento archetipico dei due gruppi. Tale contesto poneva entrambi i gruppi in una condizione di deindividuazione.
I risultati di questo esperimento dimostrarono furono particolarmente drammatici ed andarono al di la di quello che ci si poteva aspettare.
AulaBlog: Zimbardo - Stanford Prison Experiment: L'esperimento ...
Dopo solo due giorni i detenuti si strapparono le divise di dosso e si barricarono all'interno delle celle inveendo contro le guardie; queste iniziarono a intimidirli e umiliarli cercando in tutte le maniere di spezzare il legame di solidarietà che si era sviluppato fra essi. Le guardie costrinsero i prigionieri a cantare canzoni oscene, a defecare in secchi che non avevano il permesso di vuotare, a pulire le latrine a mani nude. A fatica le guardie e il direttore del carcere (lo stesso Zimbardo) riuscirono a contrastare un tentativo di evasione di massa da parte dei detenuti.
Al quinto giorno i prigionieri mostrarono sintomi evidenti di disgregazione individuale e collettiva: il loro comportamento era docile e passivo, il loro rapporto con la realtà appariva compromesso da seri disturbi emotivi, mentre per contro le guardie continuavano a comportarsi in modo vessatorio e sadico. A questo punto i ricercatori interruppero l'esperimento suscitando da un lato la soddisfazione dei carcerati e dall'altro un certo disappunto da parte delle guardie.
Zimbardo afferma dunque, che nella costituzione di un comportamento malvagio, esiste un passaggio in cui l'individuo si spoglia della sua identità, e la sua condotta non è più determinata dalla volontà, ma dalle norme istituzionali: grazie ad esse possono liberarsi impulsi libidici, ed aggressi, inconsci dunque. Questo processo sarebbe favorito dalla deumanizzazione, dunque la dissociazione dalla sfera umana e morale. In questo senso, la politica antisemitistica della seconda guerra mondiale, sarebbe servita proprio perportare gli altri individui alla dumanizzazione, e ad acconsentire lo sterminio.
In un certo senso potremmo dire che vi è un'acquisizione di una nuova identità sociale: l'identità del gruppo. Infatti, secondo Urie Bronfenbrennen sarebbe l'adesione al ruolo un fattore determinante di questo comportamento: gli individui si impegnano a conformarsi a caratteristiche che ritengono appartententi al ruolo e si sentono obbligati ad aderirvi.

lunedì 11 maggio 2020

DOMANDE PAGINA 251
1. la socializzaizone primaria avviene in ambiente familiare, quella secondaria in ambinete extrafamiliare.
2. il bambino acquisisce le competenze di base tramite l'osservazione del modello fornitoli consapevolmente dai genitori.
3. possiamo affermare che solo una parte della socializzazione sia involontaria, poichè il bambino apprende senza accorgersene, ma l'adulto impone i sui modelli in piena consapevolezza.
4. la socializzazione di genere è una socializzazione che avviene con norme di comportamento adattate al genere biologico della persona.
Socializzazione primaria e secondaria - PsicoStanzaLA SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA
La socializzazone secondaria avviene in una fase più avanzata della vita degli individui, quando entrano in contatto con un contesto extrafamiliare, ovvero realtà più o meno formalizzate, in cui si acquisiscono competenze sociali più specifiche. La socializzazione secondaria avviene spesso in reazione con la primaria, nel senso che tende a specificare i comportamenti appresi nella prima fase. Altri atteggaimenti sono in vece frutto unicamente dell'influenza secondaria.