venerdì 27 dicembre 2019

VERSO UNA NUOVA PEDAGOGIA
Dal nuovo ambiente pietistico che si era generato, si generò di conseguenza anche una nuova immagine dell'infanzia. Rilevante fu il ruolo degli Herrnhunter, una comunità di seguaci di Halle e Spener, raccolta dal conte Zinzerdorf in Sassonia.
Il conte sosteneva il principio di libero sviluppo dell'individuo, credendo nella naturale gioiosità dell'animo infantile, con poche costrizioni e tanto gioco. La natura del bambino sarebbe innocente, pur redendo nella dottrina del Peccato Originale, che fu ripresa in seguito da Rousseau. La sua opera era mirata a una prevenzione ed educazione, che tenesse conto delle peculiarità dello spirito infantile.
C'era anche un'attenzione enorme per la cura medica del corpo, ma anche a quella psicologica, che andarono a mettere le basi per la pedagogia illuminista: è la scoperta dell'infanzia. Si può dire dunque che gli Harnhunter posero le basi per la pedagogia illuminista.

giovedì 26 dicembre 2019

UNA PEDAGOGIA RIGIDA
La pedagogia di Franke è a considerarsi molto rigida, che però va a contrapporsi sempre e comunque con l'attenzione alle capactà del singolo: la teroria appare bivalente e contrastante. Infatti, secondo lui, l'essere umano è radicalmente corrotto, ma può slavarsisolo mediante la Grazia el Signore. Inoltre ogni essere umano nasce con delle capacità, esse vanno coltivate, altrimenti si spreca il dono ivivno. Per questo ilmaestro è tenuto a rispettare le inclinazione di chi sta educando.
Proprio ai maetri, l'autore dedicò enormi attenzioni, componendo alcune opere, ad esempio i suoi Seminaria praeceptorum, dedicate unicamente alla loro formazione. Egli riteneva infatti che per insegnare bene una disciplina, un insegnante dovesse non solo conoscere bene la materia, ma anche sapere come farla apprendere .
FRANKE E IL PIETISMO
Nella seconda metà del Seicento sorse in Germania un movimento religioso, detto pietismo, che mirava a superare l'originario messaggio luterano.
Il fondatore fu Philipp Jakob Spener, che pose la sua attenzione sulla necessitàdi ottenere la rigenerazione interiore mediante una vera conversione.
Suo allievo fi August Hermann Francke, a cui si deve l'elaborazione vera e propria di questa pedagogia. Accortosi delle grandi ingiustizie e povertà della sua società, accolse i bambini orfani e poveri, aprendo per loro, nel 1696, un orfanotrofio che divenne presto il più grande e celebre di tutta Europa. Diede vita  a scuole differenziate per ceto e per genere, ma tutti impatavano a leggere, scrivere e far di conto, ma anche materie più auliche come le scienze, il latino, l'ebraico, le lingue moderne, ecc. Il programma era flessibile , ovvero i ragazzi potevano scegliere quali materie studiare e quali non, portando la'lunno ad un'ampia formazione, che spesso si concludeva con l'univerità.
IDEATORE DEI TESTI SCOLASTICI
Per facilitare l'apprendimento secondo natura, Comenio elaborò il primo libro didattico illustrato, l'Orbis sensualium pictus. Il volume si apriva con un dialogo tra maestro e allievo, in cui il maestro incitava il bambino a imparare la saggezza, mediante la capacità di comprendere la retta via.
L'ultima pagina era uguale alla prima, con l'esortazione da parte del maestro ad invocare lo Spirito Santo. L'andamento del libro era circolare: si apre e si chiude con Dio. La natura era rappresentata in modo organico e attento, che rimandava sempre e comunque a Dio.
Alla vista era attribuita una funzione fondamentale. il lettore trovava nelle immagini la raffigurazione di tutte le parole presenti nel testo.
In queste e in altre opere egli applicò concretamente il metodo della gradualità, spiegando agli alunni i concetti, partendo sempre dal concreto.
Comenio esercitò un profondo influsso in ambito protestante. La sua forte impronta religiosa venne però ben presto stemperata e la sua didattica fu spesso scissa dalla sua pedagogia..
L'EDUCAZIONE SECONDO NATURA
Per scrivere le sue opere principali, Comenio prese ispirazione da un altro autore a lui precedente: Wolfgang Ratke, il quale aveva elaborato un sistema empirista della conoscenza e della pedagogia, basata quindi sull'esperienza diretta e sull'importanza delle emozioni.
Comenio riuscì a coniugare l'empirismo di Ratke alla sua prospettiva saldamente religiosa, basata sull'attenzione alla natura. occorre iniziare dai sensi. L'intelletto è descritto cpme uno specchio interiore che riceve l'immagine della natura. Conoscere il rapporto che lega tra lororle rappresentazioni significa conoscere la causa delle cose.
L'ORGANIZZAZIONE DELLA SCUOLA
Dai sei ai dodici anni tutti i bambini frequentavano la scuola vernacola, ovvero la scuola primaria in volgare.Durante l'adolescenza, invece, si frequentava la scuola latina, che durava latri sei anni, in cui le stesse materie basilari, venivano insegnate in varie lingue. Infine c'era l'accademia, in cui i giovani raggiungevano finalmente la pansofia. 
Una peculiarità di questo tipo di istituzione era l'apertura anche alle donne, ai poveri e ai disabili, provvedendo ad aiutare chiunque si trovasse in stato di necessità.
PAMPEADIA E PANSOFIA: LA PROSPETTIVA PEDAGOGICA
Comenio aveva l'intento di insegnare tutto a tutti, ovvero far conoscere i principi fondamentali del sapere a tutti(pampeadia), perché tutti sono orientati alla salvezza e perché ogni persona va rispettata in quanto immagine di Dio. La cultura, in altre parole, viene considerata lo strumento per eccellenza di un rinnovamento completo della società.
Il sapere, secondo Comenio, si costituisce nell'unità fra teologia, filosofia e scienze, cioè una attraverso una  visione enciclopedica del sapere: la pansofia.
Scopo dell'educazione è quello di formare uomini saggi e buoni, capaci di superare le difficoltà della vita. La particolarità di questa pedagogia, sta nel suo essere pratica, affidando all'abilità del maestro la creazione di un rapporto con l'alunno. L'educazione doveva essere dolce, prestando molta attenzione al gioco e all'attività fisica.

COMENIO
Comenio viene considerato, nel contesto pedagogico, il maggiore esponente della pedagogia di base protestante, ma addirittura il fondatore della pedagogia e della didattica moderne.
La sua vita si svolse durante un difficilissimo periodo di guerre e carestie. Prorpio da questa disperazione egli prese ispirazione per creare una scuola universale, nella quale la virtù ha ruolo fondamentale. Per contrastare il male e il disordine, egli propose un grande progetto pedagogico, venato di misticismo e teso a restaurare la moralità mediante la diffusione del sapere e della virtù.
Il suo punto di vista pedagogico è ottimista. secondo lui il peccato originale non rende necessariamente l'uomo un peccatore. Egli credeva che i bambini fossero innocenti, e in quanto tali vanno rispettati dall'infanzia. L'essere umano portava in sé la luce della ragione e, come avevano scritto gli umanisti, è una sorta di microcosmo in cui si riflette la natura.
PEDAGOGIA
RIFORMA PROTESTANTE E ALFABETIZZAZIONE
La teologia luterana si affidava a una concezione dell'uomo pessimistica, secondo la quale il peccato originale avrebbe corrotto l'uomo.
Per i protestanti la responsabilità di salvezza dipende dai singoli, attraverso la parola di Dio depositata nella Bibbia. Infatti, allo scopo di fare conoscere a tutti, Lutero la tradusse in tedesco, e successivamente altri teologi esteri, nelle loro lingue madri.
Proprio grazie a questa traduzione, la Riforma produsse delle importanti conseguenze sul piano dell'alfabetizzazione. Inoltre, Lutero stesso sollecitò delle iniziative pubbliche per l'apertura delle scuole e si rivolse in modo diretto ai padri di famiglia con una predica su come dovrebbero istruire i loro figli.
La necessità che ogni persona leggesse direttamente i testi sacri , senza la, mediazione di un sacerdote, stimolò l'alfabetizzazione, iniziando il semialfabetismo.
Particolare importanza rivestono le scuole familiari: era compito dei genitori insegnare a leggere ai figli, per insegnarli la Bibbia, tramite un'educazione rigida.
LA CORRELAZIONE TRA TEMPO E SPAZIO
Le differenze tra modi culturali di percepire, rappresentare e correlare il tempo con lo spazio hanno suscitato grandi dibattiti e tentativi di spiegazione.
L'antropologo britannico Christofer Hallpike ha sviluppato una teoria analizzando due concezioni diverse di tempo: una operatoria e l'altra pre-operatoria. La prima mette in relazione tempo e spazio, mentre la seconda no, in base al contesto.
Questa concezione ha mosso teorie assolutamente contrastanti tra gli antropologi, che affermano l'impossibilità di una mancata esistenza di relazione tra spazio e tempo, prendendo come esempio la popolazione dei Rindi.
LO SPAZIO COME QUANTITA' E COME QUALITA'
Molte delle considerazioni fatte precedentemente sul tempo, sono fattibili anche sullo spazio.
Lo spazio, in questo senso, sembrerebbe avere spesso valenze qualitative che lo rendono diverso per significato agli esseri umani: molto spesso, infatti, i vari luoghi assumono importanza in base ai ricordi che vengono ad esso ricollegati
Per esempio la popolazione degli Zafimaniry, una popolazione di agricoltori del Madagascar centro-meridionale, considera i villaggi come storie passate delle loro famiglie, non come luogo fisico.

LE SOCIETA' A DOPPIO REGIME TEMPORALE
In molte società esiste una specie di doppio legame temporale: si tratta di società rurali  che sono state inglobate in sistemi di base urbana e commerciale. Esse hanno adottato, accanto alle tradizionali forme locali di scissione temporale, ance il sistema della società inglobativa.
Esse possiedono la concezione di tempo qualitativo, ovvero non qualificabile, legato strettamente ai ricordi e alle esperienze passate, in cui non esiste scansione o omogeneità temporale.
IL TEMPO SECONDO NILSON E MARX
Nel 1920, lo studioso svedese Nilsson, pubblicò un famosissimo libro riguardante il tempo nelle società primitive. Presso esse, il tempo sembrerebbe essere puntiforme: in queste società i riferimenti temporali on corrispondono.
Queste rappresentazioni temporali sono ovviamente diverse da quelle elaborate in una società in cui esse diventano scansione vitale: l'idea che il tempo abbia una scansione uniforme, misurabile, come quella della nostra società, non è universale: essa cambia in base alla necessità che effettivamente hanno le persone di avere o non avere una scansione.

Se Nilsson fondò i suoi studi sulle società primitive, diversamente fece Marx, che si concentrò su quelle moderne ed industrializzate. In questo contesto, la concezione del tempo fa s che esso sia misurabile, e strettamente legata all'attività di produzione. Secondo la teoria, questa concezione andò a sedimentare l'idea del tempo come denaro della società capitalistica: il tempo dedicato alla produzione di beni diventa una scansione a se stante e del tutto particolare.

TEMPO E SPAZIO: DUE CATEGORIE ELLA MENTE UMANA
In riferimento alla trasformazione delle cose e di se stessi, gli umani percepiscono ciò che chiamiamo tempo, mentre in riferimento al posizionamento del proprio corpo, percepiscono ciò che si chiama spazio.
Tempo e spazio, come affermò alla fine del XVIII secolo il filosofo Immanuel Kant, costituiscono delle istituzioni a priori universali e questa capacità percettiva rappresenta la funzione primaria della nostra attività mentale: senza di essa non si potrebbe dare forma al pensiero.
http://www.sunnybyart.com/artisticamente/salvador-dali-e-la-psicologia-del-tempo/
Da questa affermazione possiamo trarre delle conclusioni:
  1. non possiamo pensare al di fuori di un tempo e di uno spazio;
  2. tempo e spazio sono dimensioni costitutive di qualunque modo di pensare;
  3. tutti gli esseri umani hanno ben chiaro che esistono un prima, un dopo e un adesso.
E' interessante osservare, inoltre, come Emile Durkheim, che sia tempo che spazio siano invece istituzioni sociali: sarebbe lo stile di pensiero di una società a determinarne la definizione di tempo e spazio, in base al contesto in cui vive.
IL CASO BERLIN E KAY
https://www.tpi.it/gossip/come-lingue-scelgono-nomi-colori-2017070441870/
Alla fine degli anni Sessanti, due antropologi americani, Merlin e Kay, confrontarono le terminologie cromatiche presenti in ventisei lingue diverse. Accertarono così che il numero dei termini presenti in esse veniva a un minimo di due, a un massimo di undici.
Secondo la teoria in esame, più una cultura possiede diverse terminologie per esprimere un colore, più sono complesse e dunque meno arretrate.
E' emerso, inoltre, che non tutti vediamo gli stessi colori, ma cambiano in base al contesto e dunque alla percezione. Spesso il termine cromatico, addirittura, si lega alla conformazione dell'oggetto, alla sua fisicità.
LA CLASSIFICAZIONE DEL MONDO
Tutti i popoli possiedono una conoscenza più o meno ricca e complessa dell'ordine della natura. E tutti hanno una qualche teoria sul suo ordine e disordine. Gli antropologi si sono dedicati allo studio di questo argomento con il termine etnoscienza: lo studio di come le differenti culture organizzano le proprie conoscenze del mondo naturale.
Tali conoscenze e concezioni non sono casuali e frammentarie, ma possiedono gradi di sistematicità e di coerenza spesso notevoli.
Per esempio, i Waiwai, orticoltori dell'Amazonia considerano il fegato di certi animali, un vegetale. Di conseguenza permettono alle donne, il cui consumo di carne è proibito, di mangiarlo: così questo popolo aggira al tabù della carne e agli inconvenienti sul paino dell'alimentazione.
MEDIA E CULTURA
Dagli anni Settanta del secolo scorso in poi si è assistito a una grande diffusione dei media sulla scala planetaria. La televisione, in particolare, è diventata il maggior mezzo mediatico, grazie al suo carattere persuasivo nella vita delle popolazioni planetarie: è un mezzo culturalmente influente. Ciò significa che, con i suoi, messaggi, espliciti o no, orientano e modificano i comportamenti delle persone e la loro cultura.
Come osservò il sociologo canadese McLuhan ruota intorno all'ipotesi secondo cui i media pervadono i comportamenti indipendentemente all'informazione trasmessa. Come diceva lui: il mezzo è il messaggio. La televisione standardizza il linguaggio, ma ance gesti e modi.

mercoledì 11 dicembre 2019

L'IMPORTANZA DELLA SCRITTURA
La diffusione della scrittura a inciso fortemente sul modo di pensare degli esseri umani: al contrario di come si penserebbe, infatti, la scrittura favorisce l'astrazione del pensiero. Attraverso la scrittura si può addomesticare il pensiero, perché permette la riflessione sistematica sulle frasi e dunque la loro memorizzazione.
Dove non c'è la scrittura esistono altre techniche mnemoniche. Dove non esistono testi scritti ci si può affidare quasi solo alla parola. Si tratta di una parola che, per poter essere ricordata e trasmessa, deve fare affidamento su moduli mnemonici ripetitivi. Un effetto di questo modo di trasmettere la memoria è ce esso tende a produrre effetti omeostatici: tende cioè a eliminare ciò che non ha interesse per il presente.

martedì 26 novembre 2019

LE VIE DEI CANTI
Dal titolo del quarto libro di Bruce Chatwin, Le Vie dei Canti, scritto nel 1987, è iniziata l’avventura dei viaggi a piedi. Nel testo lo scrittore affronta il tema del nomadismo e dello spostamento lungo gli itinerari tramandati oralmente dagli aborigeni australiani. La raffinatezza dei sistemi simbolici escogitati da questi indigeni è tale che rende il viaggiare un vero e proprio sistema di crescita. “Può essere che il nostro bisogno di distrazioni e la nostra mania per tutto ciò che è novità – scrive Chatwin - siano essenzialmente un istinto migratorio simile a quello degli uccelli d’autunno?“. E così, ogni proposta di viaggio a piedi con Le Vie dei Canti è un’occasione di incontro con la natura, le persone e le comunità attive nei territori. È un canto irripetibile che rimane nel cuore dei camminatori desiderosi di crescere e capire.
Chatwin (nella foto) è uno dei più grandi scrittori di viaggio di sempre. Un uomo per cui il viaggio è un capolavoro esistenziale e il movimento è conoscenza. Per lui monotonia e regolarità sono la morte mentre l’irrequietezza è alla base del moto di ogni uomo, un principio vitale che spinge a cercare. E nell’irrequietezza c’è la conoscenza.
Affascinati da questa sua lettura, abbiamo immaginato e messo a punto questi viaggi per offrire qualcosa in più del semplice cammino in un luogo piacevole e interessante.

PAROLA E MONDO
In assenza di scrittua, le parole no hano un'esistenza duratura, ma ciononostate nelle società in cui prevale un metodo di comunicazione mnemonico e orale hano comunque un grandissimo valore: la loro efficacia è legata al momento in cui esse vengono pronunciate.
Un esempio per comprendere questo concetto può essere quello dei nomi.
Come studiato da Bronislaw Malinoskiso, per i Trobian (Malesia),  dei quali condusse ricerche attorno ai primi anni della prima mondiale, il linguaggio era un modello dellazione più che del pensiero. Proprio per questo hanno importanza i nomi: danno cocretezza agli oggetti e identità alle persone. Possiamo ricordare, ancora, l'esempio degli aborigeni australiani fu creato da antenati nemici, e dare a i componenti di esso dei nomi, portava il mondo al bene e alla compiutezza.
INTELLIGENZA E CAPACITA' INTELLETTUALI UNIVERSALI
Tutti gli esseri umani possiedono analighe capacità intellettuali, ma vi sono alcue capacità specifiche che ogni individuo possiede, indipendentemente dal contesto in cui vive. Quste capacità sono:
  • l'astrazione;
  • la categorizzazione;
  • l'induzione;
  • la deduzione.
A volte però, semplicemente, alcuni di questi principi non vengono attivati, a causa di svariate ragioni contestuasli.
Si dice pertanto ce le capacità universali vengano adattate diverse strategie funzionali, le quali dipendono da diversi contesti. Tali strategie variano anche da soggetto a soggetto all'interno di una stessa cultura, a secondo dell'appartenenza a una determinata classe sociale.
Il modo in cui un individuo si approccia al mondo cognitivo, si dice stile cognitivo: Quest'ultimo può oscillare tra due estremi ideali: globale o articolato.
La prima è una disposizione cognitiva che parte dalla totalità per poi giungere al particolare (si vedano gli studi dello psicologo Alexander Luria), mentre la seconda, al contrario, parte dal particolare per giungere al generale.

LE ORIGINI DELLA SCRITTURA
Fino al III millennio a.C. l'umanità no conosceva la scrittura: le ricerche più innovative mostrano però che la scrittura fu sviluppata a partire da alcuni sistemi di calcolo, per poi trasformarsi in scrittura vera e propria, anche se non nel sistema in cui la conosciamo oi oggi. Ciò accadde in Mesopotamia, con il popolo dei sumeri, che elaborò la scrittura cuneiforme.
La scrittura alfabetica risale invece al VIV a.C. e fu inventata dai fenici nell'attuale nel Libano.

LE SOCIETA' E L'ORALITA' PRIMARIA
Noi viviamo in una società altamente scolarizzata, e proprio per questo non ci rendiamo conto di quanto la nostra comunicazione orale sia influenzata dalla scrittura.Le nostre menti sono motlo condizionate dalla scrittura, tanto che alcuni studiosi ipotizzarono l'idea che le persone altamente scolarizzate non possano cogliere pienamente il senso che le parole hanno sugli individui.
Fino a non molto tempo fa esistevano delle società, dette dell'oralità primaria, che indipendentemente dal loro grado di complessità politica, non conoscevano alcun tipo di scrittura, come per esempio il regno del Dahomey.
Oggi queste società non esistono più, ma esistono invece delle situazioni in cui per le persone la scrittura rimane un elemento marginale.
MODI DIVERSI DI COMUNICARE
Tutti gli esseri umani sono più o meno dotati delle stesse capacità cognitive sensoriali e intellettuali e, se vi sono differenze tra loro, queste si manifestano all'interno di tutte le culture, no tra le culture.
I primi europei che si accostavano ai "popoli primitivi", erano impediti dal fatto che molti di loro avessero sistemi di numerazione molto diversi, o che non avessero l'ideale di tempo e spazio: loro sembravano intendersi solo di quello che poteva tornarli utile. Erano infatti molto più sviluppati su altri aspetti, come per esempio gli Inuit, che possiedono più di 40 termini per definire la neve.
Il punto è che le loro classificazioni, erano meno sistematiche di quelle degli europei, poichè derivanti dall'esperienza appunto. 
Nel libro il pensiero selvaggio, Levis-Straus, osservò che la differenza principale tra questo pensiero e quello scientifico moderno, è che tali pensieri sono esercitati solo in relazione a contesti d'esperienza e no astratti o ipotetici.
ANTROPOLOGIA
IL PENSIERO ASTRATTO E CONCRETO
Jean Piaget è stato uno dei più importanti studiosi della psicologia infantile. Ha elaborato una teoria sistematica dello sviluppo dell’intelligenza che ci permette di capire l’evolversi del pensiero del bambino alla luce dell’esigenza dell’organismo di adattarsi all’ambiente circostante. Lo sviluppo mentale – che è il risultato di due meccanismi complementari, l’assimilazione e l’accomodamento – attraversa quattro stadi e si completa attorno ai 12 anni di età, quando il bambino diviene capace di utilizzare gli schemi logici propri del pensiero dell’adulto. Inoltre fu il primo ad elaborare la teoria del pensiero concreto e astratto, secondo la quale il primo approcciarsi del bambino in età prescolare sarebbe di tipo astratta, e la concretezza arriverebbe solo i un secondo momento, con l'inizio dell'istruzione.
Anche nell'antropologia si prepone di distinguere il pensiero concreto e astratto, per passare poi a quella tra comunicazione orale e scritta, terminando poi con quella tra tempo e spazio. Questi elementi coesistono all'interno di una medesima cultura.

venerdì 22 novembre 2019

LA FORZA  E LE DISFUNZIONI DELLA BUROCRAZIA
Alla luce di quanto abbiamo detto, la nostra, è una società burocratica.
Affinché una società burocratica sia funzionale, occorre che siano rispettate alcune condizioni: ogni burocrate deve svolgere sempre le stesse mansioni affinché possano specializzarsi in esse.se questa condizione viene rispettata, vengono assicurati ordine, rapidità ed economicità del lavoro.
Infatti, possiamo dire che la forza della burocrazia sta proprio nella sua capacità di prevedere e calcolare i comportamenti.
Esistono però delle disfunzioni, messe in luce da molti sociologi dopo Weber. 
La principale e più evidente è la secolarizzazione: l'apparato burocratico continua a svolgere certe mansioni anche quando queste non servono a risolvere problemi realmente esistenti.
La standardizzazione dei comportamenti si è trasformata, a questo punto per raggiungere uno scopo fine a se stesso: c'è un'inversione tra i fini e i mezzi del lavoro.
Un'altra disfunzione lampante della burocrazia, è la tendenza a perpetuarsi inutilmente: una società del genere non ha alcuna intenzione di chiudere,  causa delle gravi conseguenze che la fine di un'attività può comportare, e per questo espande i propri compiti anche quando non c'è più lavoro. In questo caso solo un giudice esterno potrà provvedere a decretare la chiusura dell'attività.
LA BUROCRAZIA
La sociologia chiama burocrazia, l'insieme di principi organizzativi cui queste organizzazioni sociali si basano. La burocrazia no è un tipo di organizzazione, ma il modello a cui si ispirano sostanzialmente tutte le forme di organizzazione oggi esistenti. 
Esistono diversi caratteri che contraddistinguono le organizzazioni burocratiche:
  • una divisione stabile dei compiti: ciascuno compie solo alcune mansioni specializzate in funzione dello scopo generale che l'organizzazione intende raggiungere;
  • un sistema razionale di competenze tecniche: il personale deve essere specializzato, ben organizzato e ben istruito;
  • una precisa struttura gerarchica;
  • la presenza di alcune aree di giurisdizione prestabilite che non vanno oltrepassate;
  • un personale impiegato professionalmente e appositamente stipendiato, in base al ruolo che ricopre, non al contesto personale;
  • un'etica dell'obbiettività: ogni caso deve essere trattato con estrema obbiettività.
Questi requisiti fanno si che la organizzazione lavori razionalmente, ovvero in maniera da ottenere gli scopi prefissati razionalmente e con il minimo impiego di energie: infatti si parla di razionalità rispetto allo scopo. Essa è l'architettura di una società che ha messo, in ogni ambito, il successo al vertice.
La burocrazia ha il pregio di potersi applicare a qualunque ambito, e come fisse Weber, l'unica alternativa alla burocrazia sarebbe il dilettantismo.  Weber sopravvalutò però molto spesso i vantaggi di questo sistema: ci sono delle situazioni in cui l'applicazione di questo sistema no ha funzionato, come per esempio nei kibbutz, i Israele, o i gruppi self-help.
ORGANIZZAZIONI E SOCIETA' INDUSTRIALE
La diffusione delle organizzazioni è un aspetto tipico del mondo industrializzato.
Nella società industriale, basata su quella che Emilè Durkheim chiama "solidarietà organica", l'integrazione sociale ha bisogno di una ricomposizione coordinata, cioè di un meccanismo capace di coordinare tra loro vicendevolmente legate, azioni che apparentemente no hanno nulla a che fare tra loro. Un tale meccanismo è appunto l'organizzazione. Nella società industriale tutta la vita si svolge seguendo l'organizzazione.
LA RAZIONALITA' DELLE ORGANIZZAZIONI SOCIALI
Le tre caratteristiche fondamentali di un'organizzazione sociale sono:
  •  un fine collettivo prefissato e la l'impegno per raggiungerlo;
  • una rigorosa divisione dei compiti;
  • una formale attribuzione dei ruoli.
Queste caratteristiche costituiscono la così detta razionalità dell'organizzazione, ed è anzi la caratteristica che li distingue da altri gruppi.
In altri termini, un'organizzazione è appositamente organizzata in vista di uno scopo e la spersonalizzazione dei suoi comportamenti ha la funzione di assicurare la cooperazione tra i membri, nel raggiungimento dello scopo.
Un atteggiamento di questo genere, è, secondo la terminologia introdotta da Max Weber, razionale rispetto allo scopo, dato che consiste nel modo più efficace per ottenere lo scopo desiderato.
Da questo concetto nacque poi la burocrazia.
SOCIOLOGIA
LE ORGANIZZAZIONI
I gruppi secondari, come è ormai chiaro, non lasciano spazio all'individualità della persona, vivendo nella massima istituzionalizzazione: infatti, l'istituzionalizzazione rappresenta il requisito fondamentale senza il quale i gruppi on potrebbero esistere.
Il processo di istituzionalizzazione, però, tocca i suoi vertici quando l'istituzionalizzazione dei comportamenti viene assunta come mezzo per raggiungere gli obbiettivi prefissati: è un organizzarsi.
In sociologia vengono definite organizzazioni, tutti quei gruppi secondari che si conformano di più al modello di istituzionalizzazione dei comportamenti e standardizzazione dei ruoli.

sabato 16 novembre 2019

Terra Madre è un progetto concepito da Slow Food, frutto del suo percorso di crescita, e che oggi ha il suo fulcro nella convinzione che “mangiare è un atto agricolo e produrre è un atto gastronomico”. Da sempre Slow Food si è schierato per i difendere il piacere della tavola e il buon cibo e ha protetto le culture locali di fronte alla crescente omogeneizzazione imposta dalle moderne logiche di produzione, distribuzione ed economia di scala. Ed è proprio seguendo fino in fondo queste logiche che Slow Food si è reso conto di quanto fosse necessario proteggere e sostenere i piccoli produttori, ma anche cambiare il sistema che li danneggia, mettendo insieme gli attori che hanno potere decisionale.
Così è nata Terra Madre: per dare voce e visibilità ai contadini, pescatori, allevatori, trasformatori, piccoli produttori; per accrescere, fra i produttori stessi e nell’opinione pubblica, la consapevolezza di quanto è prezioso il loro lavoro; per dotare i produttori degli strumenti per lavorare in condizioni migliori. Per queste ragioni, è stato fondamentale stimolare la nascita di una rete mondiale che disponga di strumenti di condivisione delle informazioni e che mostri al mondo che un altro sistema di produzione è possibile.
La rete di Terra Madre è stata lanciata nella riunione inaugurale del 2004 a Torino. Fin da subito, però, questa rete libera, mossa dall’esercizio di un’intelligenza meno logica, ma più umana, ha portato Slow Food anche dove prima non era presente, come in molti paesi africani, latinoamericani e asiatici, dove l’associazione non sarebbe mai arrivata, mentre oggi è presente a pieno titolo.
Slow Food e Terra Madre sono una rete. Una rete in cui il ruolo dell’associazione Slow Food è fondamentale, grazie al dinamismo della rete di oltre 100.000 soci in tutto il mondo, al rilievo mediatico di cui gode a livello internazionale e, più in generale, alla nuova sensibilità nata a seguito delle sue attività. L’efficacia di questa rete sta nel generare, in tempi brevi, contatti, relazioni, opportunità e visibilità. Il ruolo di Terra Madre è altrettanto cruciale, per l’apporto di stimoli, spunti, temi, umanità. Nel 2012 la rete di Terra Madre è cresciuta e si è rafforzata in tutto il mondo: i progetti locali si sono moltiplicati e il quinto meeting internazionale è tornato a ottobre con una nuova veste e un’integrazione ancora più profonda e visibile con il Salone Internazionale del Gusto. Questa più stretta collaborazione e compenetrazione è stata anche uno degli elementi fondanti del sesto Congresso internazionale i cui delegati, per provenienza, estrazione e rappresentanza, hanno dato pienamente conto della diffusione capillare della rete Slow Food e Terra Madre nel mondo.

LE COMUNITA' PARIPATETICHE
Oltre ai pastori, esistono delle altre comunità, dette peripatetiche, ovvero delle comunità di perone che vivono senza fissa dimora, Esse si mantengono, non allevando ma attraverso piccoli servizi e commerci, o come accade molto spesso, facendo i giostrai nelle fiere.
Ne sono un esempio i Rom, i Sinti e i Kalè.
Alcuni di questi gruppi sono divenuti sedentari, con il tempo
La loro "diversità" ha fatto si che venissero malvisti dalla società, subendo in alcuni periodi della storia, addirittura, delle persecuzioni, come durante la Seconda Guerra Mondiale.
ANTROPOLOGIA
LA NASCITA DELLA PASTORIZIA E I POPOLI PASTORI
La pastorizia si fonda sull'allevamento degli animali, ma è, nonostante ciò, essenzialmente diversa: la pastorizia infatti si occupa dell'allevamento di animali non sedimentari: essa richiede lo spostamento da un territorio all'altro, diventando addirittura nomade, quando questi spostamenti diventano lunghi.
Gli animali devono essere nutriti con cibi naturali e fatti pascolare in campi non circoscritti.
I popoli pastori sono presenti in quasi tutta l'Asia e l'Africa, ma anche in  Colombia ed India, ed in base al luogo la pastorizia cambia forma.
In alcuni casi i governi sono intervenuti, anche con la violenza, per fermare le attività nomadi, come accadde in Africa, negli anni '50. Solo in Mongolia, il governo ha favorito la conservazione di questo stile di vita, provvedendo ad istituzioni per il sostentamento di queste persone.

sabato 9 novembre 2019

GRUPPI PRIMARI E SECONDARI
I gruppi si possono distinguere per dimensione, intensità di affetti convolti, rigidità della loro struttura e in base a queste caratteristiche possono essere divisi in primari e secondari.
I gruppi primari sono costituiti da un piccolo numero di persone, prevede ruoli flessibili e i rapporti sono caratterizzati dall'esistenza di una personalità individuale e dell'affettività.
Per contrapposizione, il gruppo secondario è un vasto aggregato di persone che hanno tra loro rapporti spersonalizzati e governati da regole rigidamente strutturate. In esso i singoli individui hanno significato per la loro posizione, non per la loro personalità, e hanno rapporti spersonalizzati e governati da rigide regole. I legami emotivi sono assenti e tutti hanno un singolo grande obbiettivo da raggiungere.
Tutti i gruppi sociali sono l'espressione di un certo livello di istituzionalizzazione; in essi il comportamento spontaneo è soppiantato in misura maggiore o minore dal comportamento standardizzato e normativamente vincolante.
Un gruppo è tanto più standardizzato, quanto meno ha un coinvolgimento affettivo, e viceversa.
La distinzione tra gruppo secondario e primario può non essere netta: alcuni gruppi possono avere caratteristiche sia del primario che del secondario.
GRUPPI, CATEGORIE, CLASSI
Un gruppo sociale, come caratteristica minima, deve avere una struttura collaborativa e il riconoscimento da parte degli individui di appartenere o meno al gruppo.
Vi sono invece aggregati umani che non corrispondono a questi requisiti minimi, ovvero le categorie sociali: insiemi di persone definiti da qualche carattere che tali persone hanno in comune, non da un'iterazione reale.
Esistono poi le classi sociali, aggregati che si basano su legami reali e che il più delle volte non hanno consapevolezza di sé8coscienza di classe) e perciò non sono veri e propri gruppi, ma quasi-gruppi.
SOCIOLOGIA
IL GRUPPO SOCIALE
Un insieme di persone ha un carattere strutturato nella sua interazione, che lo rende un aggregato stabile, cioè un figura sociale riconoscibile.
Secondo la definizione classica, data da Merton, il gruppo scoiale è un insieme di persone che interagiscono in modo strutturato, sentendo di appartenere a quel gruppo, sono percepite dagli altri appartenenti al gruppo.
E' necessario però aggiungere una precisazione, ovvero che in un gruppo sociale è assolutamente necessaria la collaborazione.

giovedì 31 ottobre 2019

LA GRADUALITA' DELL'INSEGNAMENTO
Gli insegnamenti erano rigorosamente graduati secondo una scala progressiva di difficoltà distribuita su due livelli. Nel primo si imparava a leggere, scrivere, far di conto.  La Conduite scoraggiava infatti ogni tentativo di anticipare i tempi: per accedere al livello successivo, l'alunno doveva prima aver imparato bene quello precedente.
Il modello educativo di La Salle aderiva perfettamente alle regole del disciplinamento sociale, per quanto riguarda le severe norme e per il clima ordinato, silenzioso e fattivo.
Il raggiungimento dei risultati dipendeva dalla preparazione dei maestri e perciò de La Salle si dedicò con ogni forza a tale compito.
I maestri erano appositamente preparati in un ambiente comunitario dove i più esperti si prendevano cura dei giovani insegnanti e tutti rafforzavano la loro professionalità mediante l'esercizio delle pratiche spirituali.
LA SALLE E LA SUA PEDAGOGIA
Nella pedagogia La Salle risaltano due aspetti: la motivazione religiosa e la competenza didattica.
L'organizzazione scolastica era definita nei minimi particolari, con gradualità negli apprendimenti, ordinati in rapporto alle capacità degli alunni, educazione morale attenuata attraverso l'istruzione, accurata formazione dei maestri.
Essa fu dettagliatamente presenta nella Conduite des ècole christiennes, che è paragonabile alla Ratio studiorum. Essa si apriva con la descrizione dell'ingresso degli alunni a scuola e si chiudeva con la loro uscita. Le preghiere, l'insegnamento del catechismo e le attività didattiche erano organizzate secondo un orario ben assortito. L'insegnamento era simultaneo, cioè rivolto a tutta la classe.
Era fondamentale la regola del silenzio.
Sul piano dei contenuti ai fanciulli, andavano proposti insegnamenti pratici e modelli di buon comportamento.
L'obbiettivo era quello di far acquisire il rispetto per i principi morali e religiosi giudicati elementi indispensabili per la convivenza civile.
LA NASCITA DELLE PICCOLE SCUOLE

A fianco della famiglia, la scuola acquisì gradualmente uno spazio sociale sempre più rilevante. Per ciascuna tipologia di famiglia era previsto un diverso itinerario educativo e scolastico.
La principale novità che si affermò in questo secolo fu l'emergere delle scuole elementari destinate a coloro che non potevano conseguire un titolo di studio.
Queste scuole vennero chiamate "petites ècoles" che in Italia presero il nome "scuole di carità".
L'origine e la diffusione delle piccole scuole s'intrecciò spesso con il bisogno degli adulti analfabeti di imparare almeno a leggere. Non era raro che nelle scuole senza il latino sedessero, vicino ai bambini, ragazzi o addirittura adulti.
L'apprendimento, inoltre, era scandito da fasi rigidamente: prima si imparava a leggere, poi a scrivere e infine a conteggiare. La maggior parte degli allievi si fermava al primo stadio.
L'EDUCAZIONE TRA FAMIGLIA E SCUOLA
Tra il XVII e XVIII secolo la famiglia divenne il soggetto educativo per eccellenza.
A livello ideale ricorre l'immagine di famiglia che alleva amorosamente i figli, conducendoli sul cammino della vita. I manuali di quest'epoca impongono infatti ai genitori di allontanare i loro figli dal male, prendendosi cura di loro.
E' però necessario specificare che c'era ancora un'enorme differenza tra il destino di un bambino che nasceva in una famiglia ricca o povera.
'700: NASCITA DEL SENTIMENTO DELL'INFANZIA
Fino ad adesso, la concezione generale dell'infanzia è stata pressoché negativa, ma l'attenzione rivolta alle famiglie e alla crescita dei figli, portò la società a sviluppare un sentimento d'infanzia: i bambini vennero considerati, da questo momento in poi, persone dotate di significato proprio, non oggetti biologici e basta.
Il sentimento d'infanzia è un'espressione di un cambiamento dalle radici profonde. Con la nascita del sentimento della famiglia essa e riconosciuta come un valore non solo economico, ma anche come legame che unisce genitori e figli.
Esso ha un riverbero anche di carattere sociale con maggiore attenzione all'efficacia dell'educazione, considerata come possibilità da una parte di dare ordine a fenomeni giudicati socialmente negativi e dall'altra di accrescere la sollecitudine per un essere che appare debole e indifeso e per questo meritevole di cura.
L'educazione dell'infanzia moderna andò così via via perdendo le caratteristiche dell'irregolarità e dell'occasionalità e si strutturò entro regole.
Queste vicende s'intrecciarono con la preoccupazione che fin dall'infanzia si agisse nel senso di disciplinamento sociale. Dunque il bambino diventa oggetto dell'azione mirata di filosofi, politici ed ecclesiastici.
Le nuove sensibilità verso l'infanzia e l'esigenza di disciplinare i comportamenti sociali a partire dalla più tenera età produssero sul piano pedagogica una duplice conseguenza:
  • un approccio alla crescita infantile caratterizzato da regole ben precise e collaudate;
  • l'avvio di iniziative concrete che cominciarono a concepire l'infanzia come un'età da curare, amare e valorizzare, non solo da reprimere.
UNA PEDAGOGIA AL FEMMINILE
Nel 1687 Fenelon pubblicò un libro sull'educazione delle fanciulle. Egli adottò una posizione moderatamente progressista, sostenendo che era giusto impartire alle ragazze un'istruzione più ampia di quanto non fosse ritenuto normale nell'epoca.
Secondo, questa filosofia, il ruolo di madri e mogli sarebbe stato più efficace se avessero ricevuto sin dalla tenera età, un'educazione adeguata.
LE SUORE ORSOLINE, PRIME SUORE MAESTRE
Antoniano riteneva necessaria l'educazione anche per le ragazze.
Da questo presupposto, si svilupparono le azioni Angela Merici, una suora francescana, che si dedicò all'istruzione ed educazione delle fanciulle, fondando la Compagnia delle dimesse di sant'Orsola.
Merci proponeva un modello pedagogica amorevole e meno rigido di quello dell'Antoniano, rispettoso delle inclinazioni personali.
SILVIO ANTONIANO
L'opera pubblicata nel 1584con il titolo Tre libri dell'educaziobe christiana dei figliouli da Silvio Antoniano, fu un'opra di svolta nel corso dell'Umanesimo. Essa contiene moltissime consigli su come educare i figli a essere buoni cristiani. Secondo Antoniano era necessaria un'azione precoce di assefuazione alla disciplina per contrastare la tendenza al male. Questa educazione molto severa era necessaria per il bene della prole e per allontanare i figli dal male.
Egli era favorevole a impiantare le buone abitudini in età assai precoce ed era convinto che bisognasse crescere i gli avvezzandoli a pratiche di vita da adulti, in quanto considerati piccoli adulti.
Anche i bambini poveri avevano il diritto a ricevere l'educazione, ovvero imparare a leggere, scrivere e far di conto.

GIUSEPPE CALASANZIO E LE SCUOLE PIE
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_CalasanzioGiuseppe Calasanzio, un prete dell'ordine degli sccolopi, fu il fondatore delle scuole Pie, ovvero quello che sembrerebbe essere il premodello delle scuole primarie attuali.
Il percorso era figurato in due livelli da quattro anni ciascuno e in ogni classe, che poteva contenere fino a 70 alunni, c'era un unico maestro che insegnava. 
Da questo momento in poi, il modello delle scuole pie, divenne di ispirazione per tutte le scuole successive.
Il regolamento del 1610, esplicita che per i più piccoli, si doveva attaccare al muro una carta con un alfabeto di lettere molto grandi, ma anche di sillabe e semplici parole.
Il passaggio da una classe ad un'altra era possibile solo tramite un esame e solo i migliori potevano accedervi.
Si imparava a leggere e a scrivere in lingua volgare: solo le famiglie più benestanti potevano avere le lezioni in latino.
Gli scolopi insegnavano anche le buone maniere e il catechismo. I testi su cui i bambini imparavano a leggere erano di carattere religioso. Le preghiere erano in latino e si imparava anche il loro significato.
Gli scolopi cercavano di stimolare l'emulazione e lo spirito di carità, suddividendo le classi in vari gruppi, premiano il migliore della classe con la carica settimanale di imperatore che comportava la possibilità di far indire punizioni.

PEDAGOGIA
LE SCUOLE DI DOTTRINA CRISTINA
La necessità di combattere l'ignoranza della gioventù povera fu al centro delle iniziative di Castellino da Castello: egli ebbe l'ideaa di attirare i giovani poveri offrendo loro mele e promettendone altre se fossero tornati in Chiesa ad imparare le preghiere.
A questo primo momento, seguì l'inizio di un processo di educazione, fondato nel 1546, con la Compagnia delli servi de' puttini. In questo contesto era essenziale l'insegnamento basato sui cononi della dottrina cristiana: qui la formazione catechesica era associata all'apprendimento della lettura e scrittura.
I docenti erano il priore, che dirigeva la scuola e insegnava la dottrina cristiana, insieme a tre sottopriori, due dei quali insegnavano a leggere, scrivere e a controllare che si mantenesse il silenzio e le buone maniere.
A Milano la scuola si teneva nei giorni festivi, perché negli altri i bambini lavoravano.
Nel resto della penisola, le scuole non restavano fedeli al modello milanese: infatti seguivano il cosiddetto modello romano.

mercoledì 30 ottobre 2019

AUTORITARISMO, FAMIGLIA, REPRESSIONE SESSUALE
In questo contesto, sono significativi gli studi sull'autoritarismo e il ruolo della famiglia come veicolo dell'autorità sociale e della tendenza a rinunciare alla propria indipendenza per unirsi a qualcun altro al di fuori di se stessi. La famiglia ha poi un ruolo particolare nella repressione sessuale dei figli, attraverso la quale quest'ultimi introiettano la figura dell'autorità accettando l'ordine sociale.
Uno sviluppo individuale equilibrato, significa per Fromm riuscire a soddisfare i bisogni più radicali dell'uomo. La società capitalistica, sfruttando l'uomo ne provoca l'alienazione.
La psicoanalisi deve allora mirare a far acquisire consapevolezza delle limitazioni: l'uomo deve recuperare un maggiore contatto con i suoi bisogni istintuali.
Nel testo Avere o essere Fromm contrappone il desiderio dell'avere, dunque di possesso, e quella dell'essere, basata sulla libera espressione dell'uomo. Da quest'opera traspare l'ideale che la società contemporanea non sia a misura dell'uomo.
ERICH FROMM: UNA PSICOLOGIA UMANISTICA
Erich Fromm ritiene che il contesto individuale sia in stretta correlazione con il contesto sociale generale . Egli fa parte della scuola di Francoforte , che raccoglie studiosi di diverse discipline che intendono creare una teoria critica della società, sulla scia del marxismo. Per fare ciò, però occorre una visione più apia che tenga conto anche delle dinamiche psicologiche individuali.
L'APPROCCIO TERAPEUTICO FISICO
Nell'opera Analisi del carattere Reich ipotizza la presenza di una corazza caratteriale nell'individuo, ovvero una corazza difensiva creata dall'accumulo di un'energia non scaricata, che può formare dei blocchi energetici che si materializzano nei tessuti e nei muscoli, attraverso le tensioni.
Reich modifica l'approccio terapeutico, proponendo un apporccio fisico.
Oggetto della cura non è il sintomo, bensì il carattere nevrotico: sbloccando l'energia accumolata, il paziente potrà ritrovare un'energia positiva.

REPRESSIONE SESSUALE E REPRESSIONE SOCIALE
Secondo Reich esiste una stretta correlazione tra repressione sessuale e repressione sociale. La repressione sessuale, effettuata dalla famiglia borghese, fornisce comportamenti passivi e acritici, e la società utilizza queste repressioni per creare un carettere sociale che sia tale da soddisfare le esigenze delle classi dominanti, che vogliono conservare il potere.
Però, uno sviluppo equilibrato dell'individuo non può prescindere da uno sviluppo soddisfacente della sessualità, al conseguimento della potenza orgastica, ovvero la capacità di raggiungere in modo pienamente soddisfacente l'orgasmo.
Lo psicologo analizza come la società imponga elle regole, soprattutto sulla sessualità, molto rigide e propone invece una rivoluzione sessuale, che permetta a tutti di vivere liberamente secondo i propri impulsi: solo così si raggiungerà una vita sessuale equilibrata.
Secondo Reich la nevrosi nasce proprio dalla repressione pulsionale e dalla rinuncia alla sessualità genitale. L'energia sessuale non liberata provoca ingorghi nell'organismo, originando crisi e dunque la nevrosi.
Nella visione di Reich, la natura dell'uomo è sana, ovvero tendente alla felicità: è la repressione sessuale a provocare pulsioni aggressive. L'uomo inoltre è costretto a vivere in un sistema, il sistema capitalistico che con le sue contraddizioni e sfruttamento, porta l'uomo a essere infelice.

martedì 29 ottobre 2019

WILHELM REICH
Il medico psichiatra Wilhelm Reich, tentò invece di riconcigliarsi al marxismo e al materialismo storico.
Secondo tale dottrina,i rapporti economici tra i membri di una società costituiscono la struttura della società tessa e nella storia hanno dato luogo a forme di vita collettiva differenti. 
Il tentativo di Reich è quello di rendere la psicoanalisi una terapia applicabile a tutte le classi sociale.
LA NEVROSI E LA TERAPIA
Talvolta il soggetto non riesce ad adattarsi alle sue necessità evolutive, momento in cui si vede sorgere la nevrosi, ovvero il risultato di u conflitto con il mondo circostante.
Jung chiama "complesso" un insieme di pensieri dotati di una forte carica emozionale, riuniti nell'inconscio, che influenzano i comportamenti e le idee del soggetto. Quando questi complessi non vengono domati, si genera la nevrosi.
La terapia mira è la ripresa del processo di sviluppo che porta alla realizzazione del Sé, tramite un rapporto intimo con il terapista e l'interpretazione dei sogni.
Nel sogno infatti, troviamo l'espressione dell'inconscio che si rivela sotto forma di immagine simbolica, che rimanda agli archetipi, ma pur sempre in modo caotico. La funzione del sogno è aiutare dell'individuo a ristabilire un equilibrio: ci possono fornire elementi per una prognosi o dare indicazioni terapeutiche. Per una corretta interpretazione si fa riferimento a discipline come storia, antropologia e filosofia.
CONFLITTO E INDIVIDUAZIONE
La vita psichica è quindi conflittuale: tale conflitto può però essere sanato. In esso i processo nel quale i contenuti inconsci possono essere integrati alla coscienza; le varie componenti della personalità si armonizzano nel corso di questo processo: lo scopo finale è la realizzazione del Sé.
Il Sé è inteso come l'archetipo dell'identità e rappresenta il nucleo centrale della psiche. Il processo che porta alla realizzazione del Sé è chiamato individuzione.
Un momento cruciale di questo processo avviene verso i 40 anni, quandola persona raggiunge i suoi obbiettivi lavorativi e di procreazione, ovvero gli obbiettivi naturali. Oltre ad essi, l'essere umano ha un obbiettivo culturale che riguarda la propria realizzazione culturale e spirituale. 
La massima di Jung è "diventa chi sei": il compito dell'individuo è sviluppare l'autodeterminazione.
ESTROVERSIONE, INTROVERSIONE E FUNZIONE PSICOLOGICHE
Nell'opera Tipi psicologici, l'autore pone la sua attenzione sull'atteggiamento delle perone nei confronti del mondo interiore ed esteriore. In questo senso ciascuno contiene dentro di se elementi di introversione ed estroversione, in misura diversa, che determinano il carattere di una persona.
A questa distinzione si accompagna l'individuazione di quattro funzioni psicologiche che caratterizzano l'individuo e possono combinarsi con la tendenza all'introversione o all'estroversione.
Le quattro funzioni sono:
  • il pensiero: funzione razionale che ci permette di capire la realtà;
  • il sentimento: una funzione razionale che ci rivela le cose piacevoli e spiacevoli;
  • la sensazione: funzione irrazionale che corrisponde alla percezione sensoriale;
  • l'intuizione: funzione irrazionale che indica il fine e la provenienza di una cosa.
L'INCONSCIO COLLETTIVO E GLI ARCHETIPI
https://wsimag.com/it/arte/18905-de-romanis-e-il-mondo-archetipoL'inconscio junghiano contempla anche  un inconscio collettivo, che contiene le tracce del passato umano. In esso sono presenti gli archetipi, immagini primordiali universali: la madre, la nascita, l'eroe, il fanciullo, il vecchio, l'animale, e si originano dalle esperienze passate dell'umanità.
Non esiste e non può esistere un'esperienza se non c'è una preparazione psichica innata, costituita da questi archetipi, che sono però ancora privi di contenuto: acquisteranno contenuto quando si imbatteranno in fatti empirici i quali toccano la preparazione inconscia.
Jung, chiarisce la definizione di archetipo, prendendo come esempio gli archetipi Anima, Animus, Persona e Ombra. L'Anima sono le componenti femminili nell'animo maschile (sensibilità, intuizione), e viceversa l'Animus sono le componenti maschili nell'animo femminile (determinazione, volontà). La Persona è ivece l'immagine pubblica dell'individuo, dunque il ruolo che esercita di fronte agli altri. L'Ombra è la componente irrazionale e istintuale dell'individuo.
LA LIBIDO E L'ATTIVITA' SIMBOLICA
Il punto che separa Jung e Freud è la concezione della libido, esposta nel testo Trasformazioni e simboli della libido.
La libido è una pulsione di vita più generale, non strettamente sessuale. Nel processo evolutivo individuale si evidenzia un contrasto tra le esigenze pulsionali e la necessità di prendere le distanze da essa. Questo conflitto può essere superato attraverso l'attività simbolica: attraverso il simbolo possiamo dire ciò che non possiamo con la parola.



CARL GUSTAV JUNG E LO SVILUPPO PERSONALE
L'ambiente religioso e il romanticismo tedesco, come  vedremo, hanno influenzato moltissimo il pensiero di Jung.
L'obbiettivo dell'analisi junghiana è aiutare l'individuo nella realizzazione di se, più che analizzarne la psiche. La sua visione ha infatti caratteri finalistici. 
Lo sviluppo individuale si intreccia con quello dell'umanità: ogni individuo contiene infatti in se delle tracce delle esperienze passate dagli altri esseri umani. Lo sviluppo individuale avviene allora in modo completo se contempla un percorso nella profondità della psiche, alla ricerca dei contenuti inconsci dell'individuo e della collettività.

ALFRED ADLER: LA NERVROSI E LA VOLONTA' DI AFFERMAZIONE
Adler fu il primo che si distaccò dal movimento psicoanalitico.
Egli ritiene che le nevrosi abbaino origine dale relazioni che l'individuo stabilisce con la società, sviluppando un senso di inadeguatezza. In questo senso è infatti presente un complesso di superiorità, originato da un complesso di inferiorità, relativo agli altri, che un individuo sperimenta: è accompagnato dalla volontà di affermazione e potenza. Questa aspirazione alla riaffermazione prende però il senso di una spinta alla realizzazione del sé creativo, dunque un tentativo di attribuire un senso alla propria vita.
Adler considera la nevrosi come un'accentuazione del senso si inferiorità: nel nevrotico prevale la dimensione personale a quella collettiva. Egli pretende che la società soddisfi i suoi desideri e sviluppa così un enorme senso di aggressività se questo non avviene. Gli scopi individuali si configurano in contrapposizione con quelli collettivi.
La terapia attribuisce un forte peso alla dimensione cosciente: con essa, il soggetto è rieducato alla relazione sociale e aiutato a conciliare aspirazionu individuali ed esigenze sociali.