martedì 26 novembre 2019

LE VIE DEI CANTI
Dal titolo del quarto libro di Bruce Chatwin, Le Vie dei Canti, scritto nel 1987, è iniziata l’avventura dei viaggi a piedi. Nel testo lo scrittore affronta il tema del nomadismo e dello spostamento lungo gli itinerari tramandati oralmente dagli aborigeni australiani. La raffinatezza dei sistemi simbolici escogitati da questi indigeni è tale che rende il viaggiare un vero e proprio sistema di crescita. “Può essere che il nostro bisogno di distrazioni e la nostra mania per tutto ciò che è novità – scrive Chatwin - siano essenzialmente un istinto migratorio simile a quello degli uccelli d’autunno?“. E così, ogni proposta di viaggio a piedi con Le Vie dei Canti è un’occasione di incontro con la natura, le persone e le comunità attive nei territori. È un canto irripetibile che rimane nel cuore dei camminatori desiderosi di crescere e capire.
Chatwin (nella foto) è uno dei più grandi scrittori di viaggio di sempre. Un uomo per cui il viaggio è un capolavoro esistenziale e il movimento è conoscenza. Per lui monotonia e regolarità sono la morte mentre l’irrequietezza è alla base del moto di ogni uomo, un principio vitale che spinge a cercare. E nell’irrequietezza c’è la conoscenza.
Affascinati da questa sua lettura, abbiamo immaginato e messo a punto questi viaggi per offrire qualcosa in più del semplice cammino in un luogo piacevole e interessante.

PAROLA E MONDO
In assenza di scrittua, le parole no hano un'esistenza duratura, ma ciononostate nelle società in cui prevale un metodo di comunicazione mnemonico e orale hano comunque un grandissimo valore: la loro efficacia è legata al momento in cui esse vengono pronunciate.
Un esempio per comprendere questo concetto può essere quello dei nomi.
Come studiato da Bronislaw Malinoskiso, per i Trobian (Malesia),  dei quali condusse ricerche attorno ai primi anni della prima mondiale, il linguaggio era un modello dellazione più che del pensiero. Proprio per questo hanno importanza i nomi: danno cocretezza agli oggetti e identità alle persone. Possiamo ricordare, ancora, l'esempio degli aborigeni australiani fu creato da antenati nemici, e dare a i componenti di esso dei nomi, portava il mondo al bene e alla compiutezza.
INTELLIGENZA E CAPACITA' INTELLETTUALI UNIVERSALI
Tutti gli esseri umani possiedono analighe capacità intellettuali, ma vi sono alcue capacità specifiche che ogni individuo possiede, indipendentemente dal contesto in cui vive. Quste capacità sono:
  • l'astrazione;
  • la categorizzazione;
  • l'induzione;
  • la deduzione.
A volte però, semplicemente, alcuni di questi principi non vengono attivati, a causa di svariate ragioni contestuasli.
Si dice pertanto ce le capacità universali vengano adattate diverse strategie funzionali, le quali dipendono da diversi contesti. Tali strategie variano anche da soggetto a soggetto all'interno di una stessa cultura, a secondo dell'appartenenza a una determinata classe sociale.
Il modo in cui un individuo si approccia al mondo cognitivo, si dice stile cognitivo: Quest'ultimo può oscillare tra due estremi ideali: globale o articolato.
La prima è una disposizione cognitiva che parte dalla totalità per poi giungere al particolare (si vedano gli studi dello psicologo Alexander Luria), mentre la seconda, al contrario, parte dal particolare per giungere al generale.

LE ORIGINI DELLA SCRITTURA
Fino al III millennio a.C. l'umanità no conosceva la scrittura: le ricerche più innovative mostrano però che la scrittura fu sviluppata a partire da alcuni sistemi di calcolo, per poi trasformarsi in scrittura vera e propria, anche se non nel sistema in cui la conosciamo oi oggi. Ciò accadde in Mesopotamia, con il popolo dei sumeri, che elaborò la scrittura cuneiforme.
La scrittura alfabetica risale invece al VIV a.C. e fu inventata dai fenici nell'attuale nel Libano.

LE SOCIETA' E L'ORALITA' PRIMARIA
Noi viviamo in una società altamente scolarizzata, e proprio per questo non ci rendiamo conto di quanto la nostra comunicazione orale sia influenzata dalla scrittura.Le nostre menti sono motlo condizionate dalla scrittura, tanto che alcuni studiosi ipotizzarono l'idea che le persone altamente scolarizzate non possano cogliere pienamente il senso che le parole hanno sugli individui.
Fino a non molto tempo fa esistevano delle società, dette dell'oralità primaria, che indipendentemente dal loro grado di complessità politica, non conoscevano alcun tipo di scrittura, come per esempio il regno del Dahomey.
Oggi queste società non esistono più, ma esistono invece delle situazioni in cui per le persone la scrittura rimane un elemento marginale.
MODI DIVERSI DI COMUNICARE
Tutti gli esseri umani sono più o meno dotati delle stesse capacità cognitive sensoriali e intellettuali e, se vi sono differenze tra loro, queste si manifestano all'interno di tutte le culture, no tra le culture.
I primi europei che si accostavano ai "popoli primitivi", erano impediti dal fatto che molti di loro avessero sistemi di numerazione molto diversi, o che non avessero l'ideale di tempo e spazio: loro sembravano intendersi solo di quello che poteva tornarli utile. Erano infatti molto più sviluppati su altri aspetti, come per esempio gli Inuit, che possiedono più di 40 termini per definire la neve.
Il punto è che le loro classificazioni, erano meno sistematiche di quelle degli europei, poichè derivanti dall'esperienza appunto. 
Nel libro il pensiero selvaggio, Levis-Straus, osservò che la differenza principale tra questo pensiero e quello scientifico moderno, è che tali pensieri sono esercitati solo in relazione a contesti d'esperienza e no astratti o ipotetici.
ANTROPOLOGIA
IL PENSIERO ASTRATTO E CONCRETO
Jean Piaget è stato uno dei più importanti studiosi della psicologia infantile. Ha elaborato una teoria sistematica dello sviluppo dell’intelligenza che ci permette di capire l’evolversi del pensiero del bambino alla luce dell’esigenza dell’organismo di adattarsi all’ambiente circostante. Lo sviluppo mentale – che è il risultato di due meccanismi complementari, l’assimilazione e l’accomodamento – attraversa quattro stadi e si completa attorno ai 12 anni di età, quando il bambino diviene capace di utilizzare gli schemi logici propri del pensiero dell’adulto. Inoltre fu il primo ad elaborare la teoria del pensiero concreto e astratto, secondo la quale il primo approcciarsi del bambino in età prescolare sarebbe di tipo astratta, e la concretezza arriverebbe solo i un secondo momento, con l'inizio dell'istruzione.
Anche nell'antropologia si prepone di distinguere il pensiero concreto e astratto, per passare poi a quella tra comunicazione orale e scritta, terminando poi con quella tra tempo e spazio. Questi elementi coesistono all'interno di una medesima cultura.

venerdì 22 novembre 2019

LA FORZA  E LE DISFUNZIONI DELLA BUROCRAZIA
Alla luce di quanto abbiamo detto, la nostra, è una società burocratica.
Affinché una società burocratica sia funzionale, occorre che siano rispettate alcune condizioni: ogni burocrate deve svolgere sempre le stesse mansioni affinché possano specializzarsi in esse.se questa condizione viene rispettata, vengono assicurati ordine, rapidità ed economicità del lavoro.
Infatti, possiamo dire che la forza della burocrazia sta proprio nella sua capacità di prevedere e calcolare i comportamenti.
Esistono però delle disfunzioni, messe in luce da molti sociologi dopo Weber. 
La principale e più evidente è la secolarizzazione: l'apparato burocratico continua a svolgere certe mansioni anche quando queste non servono a risolvere problemi realmente esistenti.
La standardizzazione dei comportamenti si è trasformata, a questo punto per raggiungere uno scopo fine a se stesso: c'è un'inversione tra i fini e i mezzi del lavoro.
Un'altra disfunzione lampante della burocrazia, è la tendenza a perpetuarsi inutilmente: una società del genere non ha alcuna intenzione di chiudere,  causa delle gravi conseguenze che la fine di un'attività può comportare, e per questo espande i propri compiti anche quando non c'è più lavoro. In questo caso solo un giudice esterno potrà provvedere a decretare la chiusura dell'attività.
LA BUROCRAZIA
La sociologia chiama burocrazia, l'insieme di principi organizzativi cui queste organizzazioni sociali si basano. La burocrazia no è un tipo di organizzazione, ma il modello a cui si ispirano sostanzialmente tutte le forme di organizzazione oggi esistenti. 
Esistono diversi caratteri che contraddistinguono le organizzazioni burocratiche:
  • una divisione stabile dei compiti: ciascuno compie solo alcune mansioni specializzate in funzione dello scopo generale che l'organizzazione intende raggiungere;
  • un sistema razionale di competenze tecniche: il personale deve essere specializzato, ben organizzato e ben istruito;
  • una precisa struttura gerarchica;
  • la presenza di alcune aree di giurisdizione prestabilite che non vanno oltrepassate;
  • un personale impiegato professionalmente e appositamente stipendiato, in base al ruolo che ricopre, non al contesto personale;
  • un'etica dell'obbiettività: ogni caso deve essere trattato con estrema obbiettività.
Questi requisiti fanno si che la organizzazione lavori razionalmente, ovvero in maniera da ottenere gli scopi prefissati razionalmente e con il minimo impiego di energie: infatti si parla di razionalità rispetto allo scopo. Essa è l'architettura di una società che ha messo, in ogni ambito, il successo al vertice.
La burocrazia ha il pregio di potersi applicare a qualunque ambito, e come fisse Weber, l'unica alternativa alla burocrazia sarebbe il dilettantismo.  Weber sopravvalutò però molto spesso i vantaggi di questo sistema: ci sono delle situazioni in cui l'applicazione di questo sistema no ha funzionato, come per esempio nei kibbutz, i Israele, o i gruppi self-help.
ORGANIZZAZIONI E SOCIETA' INDUSTRIALE
La diffusione delle organizzazioni è un aspetto tipico del mondo industrializzato.
Nella società industriale, basata su quella che Emilè Durkheim chiama "solidarietà organica", l'integrazione sociale ha bisogno di una ricomposizione coordinata, cioè di un meccanismo capace di coordinare tra loro vicendevolmente legate, azioni che apparentemente no hanno nulla a che fare tra loro. Un tale meccanismo è appunto l'organizzazione. Nella società industriale tutta la vita si svolge seguendo l'organizzazione.
LA RAZIONALITA' DELLE ORGANIZZAZIONI SOCIALI
Le tre caratteristiche fondamentali di un'organizzazione sociale sono:
  •  un fine collettivo prefissato e la l'impegno per raggiungerlo;
  • una rigorosa divisione dei compiti;
  • una formale attribuzione dei ruoli.
Queste caratteristiche costituiscono la così detta razionalità dell'organizzazione, ed è anzi la caratteristica che li distingue da altri gruppi.
In altri termini, un'organizzazione è appositamente organizzata in vista di uno scopo e la spersonalizzazione dei suoi comportamenti ha la funzione di assicurare la cooperazione tra i membri, nel raggiungimento dello scopo.
Un atteggiamento di questo genere, è, secondo la terminologia introdotta da Max Weber, razionale rispetto allo scopo, dato che consiste nel modo più efficace per ottenere lo scopo desiderato.
Da questo concetto nacque poi la burocrazia.
SOCIOLOGIA
LE ORGANIZZAZIONI
I gruppi secondari, come è ormai chiaro, non lasciano spazio all'individualità della persona, vivendo nella massima istituzionalizzazione: infatti, l'istituzionalizzazione rappresenta il requisito fondamentale senza il quale i gruppi on potrebbero esistere.
Il processo di istituzionalizzazione, però, tocca i suoi vertici quando l'istituzionalizzazione dei comportamenti viene assunta come mezzo per raggiungere gli obbiettivi prefissati: è un organizzarsi.
In sociologia vengono definite organizzazioni, tutti quei gruppi secondari che si conformano di più al modello di istituzionalizzazione dei comportamenti e standardizzazione dei ruoli.

sabato 16 novembre 2019

Terra Madre è un progetto concepito da Slow Food, frutto del suo percorso di crescita, e che oggi ha il suo fulcro nella convinzione che “mangiare è un atto agricolo e produrre è un atto gastronomico”. Da sempre Slow Food si è schierato per i difendere il piacere della tavola e il buon cibo e ha protetto le culture locali di fronte alla crescente omogeneizzazione imposta dalle moderne logiche di produzione, distribuzione ed economia di scala. Ed è proprio seguendo fino in fondo queste logiche che Slow Food si è reso conto di quanto fosse necessario proteggere e sostenere i piccoli produttori, ma anche cambiare il sistema che li danneggia, mettendo insieme gli attori che hanno potere decisionale.
Così è nata Terra Madre: per dare voce e visibilità ai contadini, pescatori, allevatori, trasformatori, piccoli produttori; per accrescere, fra i produttori stessi e nell’opinione pubblica, la consapevolezza di quanto è prezioso il loro lavoro; per dotare i produttori degli strumenti per lavorare in condizioni migliori. Per queste ragioni, è stato fondamentale stimolare la nascita di una rete mondiale che disponga di strumenti di condivisione delle informazioni e che mostri al mondo che un altro sistema di produzione è possibile.
La rete di Terra Madre è stata lanciata nella riunione inaugurale del 2004 a Torino. Fin da subito, però, questa rete libera, mossa dall’esercizio di un’intelligenza meno logica, ma più umana, ha portato Slow Food anche dove prima non era presente, come in molti paesi africani, latinoamericani e asiatici, dove l’associazione non sarebbe mai arrivata, mentre oggi è presente a pieno titolo.
Slow Food e Terra Madre sono una rete. Una rete in cui il ruolo dell’associazione Slow Food è fondamentale, grazie al dinamismo della rete di oltre 100.000 soci in tutto il mondo, al rilievo mediatico di cui gode a livello internazionale e, più in generale, alla nuova sensibilità nata a seguito delle sue attività. L’efficacia di questa rete sta nel generare, in tempi brevi, contatti, relazioni, opportunità e visibilità. Il ruolo di Terra Madre è altrettanto cruciale, per l’apporto di stimoli, spunti, temi, umanità. Nel 2012 la rete di Terra Madre è cresciuta e si è rafforzata in tutto il mondo: i progetti locali si sono moltiplicati e il quinto meeting internazionale è tornato a ottobre con una nuova veste e un’integrazione ancora più profonda e visibile con il Salone Internazionale del Gusto. Questa più stretta collaborazione e compenetrazione è stata anche uno degli elementi fondanti del sesto Congresso internazionale i cui delegati, per provenienza, estrazione e rappresentanza, hanno dato pienamente conto della diffusione capillare della rete Slow Food e Terra Madre nel mondo.

LE COMUNITA' PARIPATETICHE
Oltre ai pastori, esistono delle altre comunità, dette peripatetiche, ovvero delle comunità di perone che vivono senza fissa dimora, Esse si mantengono, non allevando ma attraverso piccoli servizi e commerci, o come accade molto spesso, facendo i giostrai nelle fiere.
Ne sono un esempio i Rom, i Sinti e i Kalè.
Alcuni di questi gruppi sono divenuti sedentari, con il tempo
La loro "diversità" ha fatto si che venissero malvisti dalla società, subendo in alcuni periodi della storia, addirittura, delle persecuzioni, come durante la Seconda Guerra Mondiale.
ANTROPOLOGIA
LA NASCITA DELLA PASTORIZIA E I POPOLI PASTORI
La pastorizia si fonda sull'allevamento degli animali, ma è, nonostante ciò, essenzialmente diversa: la pastorizia infatti si occupa dell'allevamento di animali non sedimentari: essa richiede lo spostamento da un territorio all'altro, diventando addirittura nomade, quando questi spostamenti diventano lunghi.
Gli animali devono essere nutriti con cibi naturali e fatti pascolare in campi non circoscritti.
I popoli pastori sono presenti in quasi tutta l'Asia e l'Africa, ma anche in  Colombia ed India, ed in base al luogo la pastorizia cambia forma.
In alcuni casi i governi sono intervenuti, anche con la violenza, per fermare le attività nomadi, come accadde in Africa, negli anni '50. Solo in Mongolia, il governo ha favorito la conservazione di questo stile di vita, provvedendo ad istituzioni per il sostentamento di queste persone.

sabato 9 novembre 2019

GRUPPI PRIMARI E SECONDARI
I gruppi si possono distinguere per dimensione, intensità di affetti convolti, rigidità della loro struttura e in base a queste caratteristiche possono essere divisi in primari e secondari.
I gruppi primari sono costituiti da un piccolo numero di persone, prevede ruoli flessibili e i rapporti sono caratterizzati dall'esistenza di una personalità individuale e dell'affettività.
Per contrapposizione, il gruppo secondario è un vasto aggregato di persone che hanno tra loro rapporti spersonalizzati e governati da regole rigidamente strutturate. In esso i singoli individui hanno significato per la loro posizione, non per la loro personalità, e hanno rapporti spersonalizzati e governati da rigide regole. I legami emotivi sono assenti e tutti hanno un singolo grande obbiettivo da raggiungere.
Tutti i gruppi sociali sono l'espressione di un certo livello di istituzionalizzazione; in essi il comportamento spontaneo è soppiantato in misura maggiore o minore dal comportamento standardizzato e normativamente vincolante.
Un gruppo è tanto più standardizzato, quanto meno ha un coinvolgimento affettivo, e viceversa.
La distinzione tra gruppo secondario e primario può non essere netta: alcuni gruppi possono avere caratteristiche sia del primario che del secondario.
GRUPPI, CATEGORIE, CLASSI
Un gruppo sociale, come caratteristica minima, deve avere una struttura collaborativa e il riconoscimento da parte degli individui di appartenere o meno al gruppo.
Vi sono invece aggregati umani che non corrispondono a questi requisiti minimi, ovvero le categorie sociali: insiemi di persone definiti da qualche carattere che tali persone hanno in comune, non da un'iterazione reale.
Esistono poi le classi sociali, aggregati che si basano su legami reali e che il più delle volte non hanno consapevolezza di sé8coscienza di classe) e perciò non sono veri e propri gruppi, ma quasi-gruppi.
SOCIOLOGIA
IL GRUPPO SOCIALE
Un insieme di persone ha un carattere strutturato nella sua interazione, che lo rende un aggregato stabile, cioè un figura sociale riconoscibile.
Secondo la definizione classica, data da Merton, il gruppo scoiale è un insieme di persone che interagiscono in modo strutturato, sentendo di appartenere a quel gruppo, sono percepite dagli altri appartenenti al gruppo.
E' necessario però aggiungere una precisazione, ovvero che in un gruppo sociale è assolutamente necessaria la collaborazione.