giovedì 31 ottobre 2019

LA GRADUALITA' DELL'INSEGNAMENTO
Gli insegnamenti erano rigorosamente graduati secondo una scala progressiva di difficoltà distribuita su due livelli. Nel primo si imparava a leggere, scrivere, far di conto.  La Conduite scoraggiava infatti ogni tentativo di anticipare i tempi: per accedere al livello successivo, l'alunno doveva prima aver imparato bene quello precedente.
Il modello educativo di La Salle aderiva perfettamente alle regole del disciplinamento sociale, per quanto riguarda le severe norme e per il clima ordinato, silenzioso e fattivo.
Il raggiungimento dei risultati dipendeva dalla preparazione dei maestri e perciò de La Salle si dedicò con ogni forza a tale compito.
I maestri erano appositamente preparati in un ambiente comunitario dove i più esperti si prendevano cura dei giovani insegnanti e tutti rafforzavano la loro professionalità mediante l'esercizio delle pratiche spirituali.
LA SALLE E LA SUA PEDAGOGIA
Nella pedagogia La Salle risaltano due aspetti: la motivazione religiosa e la competenza didattica.
L'organizzazione scolastica era definita nei minimi particolari, con gradualità negli apprendimenti, ordinati in rapporto alle capacità degli alunni, educazione morale attenuata attraverso l'istruzione, accurata formazione dei maestri.
Essa fu dettagliatamente presenta nella Conduite des ècole christiennes, che è paragonabile alla Ratio studiorum. Essa si apriva con la descrizione dell'ingresso degli alunni a scuola e si chiudeva con la loro uscita. Le preghiere, l'insegnamento del catechismo e le attività didattiche erano organizzate secondo un orario ben assortito. L'insegnamento era simultaneo, cioè rivolto a tutta la classe.
Era fondamentale la regola del silenzio.
Sul piano dei contenuti ai fanciulli, andavano proposti insegnamenti pratici e modelli di buon comportamento.
L'obbiettivo era quello di far acquisire il rispetto per i principi morali e religiosi giudicati elementi indispensabili per la convivenza civile.
LA NASCITA DELLE PICCOLE SCUOLE

A fianco della famiglia, la scuola acquisì gradualmente uno spazio sociale sempre più rilevante. Per ciascuna tipologia di famiglia era previsto un diverso itinerario educativo e scolastico.
La principale novità che si affermò in questo secolo fu l'emergere delle scuole elementari destinate a coloro che non potevano conseguire un titolo di studio.
Queste scuole vennero chiamate "petites ècoles" che in Italia presero il nome "scuole di carità".
L'origine e la diffusione delle piccole scuole s'intrecciò spesso con il bisogno degli adulti analfabeti di imparare almeno a leggere. Non era raro che nelle scuole senza il latino sedessero, vicino ai bambini, ragazzi o addirittura adulti.
L'apprendimento, inoltre, era scandito da fasi rigidamente: prima si imparava a leggere, poi a scrivere e infine a conteggiare. La maggior parte degli allievi si fermava al primo stadio.
L'EDUCAZIONE TRA FAMIGLIA E SCUOLA
Tra il XVII e XVIII secolo la famiglia divenne il soggetto educativo per eccellenza.
A livello ideale ricorre l'immagine di famiglia che alleva amorosamente i figli, conducendoli sul cammino della vita. I manuali di quest'epoca impongono infatti ai genitori di allontanare i loro figli dal male, prendendosi cura di loro.
E' però necessario specificare che c'era ancora un'enorme differenza tra il destino di un bambino che nasceva in una famiglia ricca o povera.
'700: NASCITA DEL SENTIMENTO DELL'INFANZIA
Fino ad adesso, la concezione generale dell'infanzia è stata pressoché negativa, ma l'attenzione rivolta alle famiglie e alla crescita dei figli, portò la società a sviluppare un sentimento d'infanzia: i bambini vennero considerati, da questo momento in poi, persone dotate di significato proprio, non oggetti biologici e basta.
Il sentimento d'infanzia è un'espressione di un cambiamento dalle radici profonde. Con la nascita del sentimento della famiglia essa e riconosciuta come un valore non solo economico, ma anche come legame che unisce genitori e figli.
Esso ha un riverbero anche di carattere sociale con maggiore attenzione all'efficacia dell'educazione, considerata come possibilità da una parte di dare ordine a fenomeni giudicati socialmente negativi e dall'altra di accrescere la sollecitudine per un essere che appare debole e indifeso e per questo meritevole di cura.
L'educazione dell'infanzia moderna andò così via via perdendo le caratteristiche dell'irregolarità e dell'occasionalità e si strutturò entro regole.
Queste vicende s'intrecciarono con la preoccupazione che fin dall'infanzia si agisse nel senso di disciplinamento sociale. Dunque il bambino diventa oggetto dell'azione mirata di filosofi, politici ed ecclesiastici.
Le nuove sensibilità verso l'infanzia e l'esigenza di disciplinare i comportamenti sociali a partire dalla più tenera età produssero sul piano pedagogica una duplice conseguenza:
  • un approccio alla crescita infantile caratterizzato da regole ben precise e collaudate;
  • l'avvio di iniziative concrete che cominciarono a concepire l'infanzia come un'età da curare, amare e valorizzare, non solo da reprimere.
UNA PEDAGOGIA AL FEMMINILE
Nel 1687 Fenelon pubblicò un libro sull'educazione delle fanciulle. Egli adottò una posizione moderatamente progressista, sostenendo che era giusto impartire alle ragazze un'istruzione più ampia di quanto non fosse ritenuto normale nell'epoca.
Secondo, questa filosofia, il ruolo di madri e mogli sarebbe stato più efficace se avessero ricevuto sin dalla tenera età, un'educazione adeguata.
LE SUORE ORSOLINE, PRIME SUORE MAESTRE
Antoniano riteneva necessaria l'educazione anche per le ragazze.
Da questo presupposto, si svilupparono le azioni Angela Merici, una suora francescana, che si dedicò all'istruzione ed educazione delle fanciulle, fondando la Compagnia delle dimesse di sant'Orsola.
Merci proponeva un modello pedagogica amorevole e meno rigido di quello dell'Antoniano, rispettoso delle inclinazioni personali.
SILVIO ANTONIANO
L'opera pubblicata nel 1584con il titolo Tre libri dell'educaziobe christiana dei figliouli da Silvio Antoniano, fu un'opra di svolta nel corso dell'Umanesimo. Essa contiene moltissime consigli su come educare i figli a essere buoni cristiani. Secondo Antoniano era necessaria un'azione precoce di assefuazione alla disciplina per contrastare la tendenza al male. Questa educazione molto severa era necessaria per il bene della prole e per allontanare i figli dal male.
Egli era favorevole a impiantare le buone abitudini in età assai precoce ed era convinto che bisognasse crescere i gli avvezzandoli a pratiche di vita da adulti, in quanto considerati piccoli adulti.
Anche i bambini poveri avevano il diritto a ricevere l'educazione, ovvero imparare a leggere, scrivere e far di conto.

GIUSEPPE CALASANZIO E LE SCUOLE PIE
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_CalasanzioGiuseppe Calasanzio, un prete dell'ordine degli sccolopi, fu il fondatore delle scuole Pie, ovvero quello che sembrerebbe essere il premodello delle scuole primarie attuali.
Il percorso era figurato in due livelli da quattro anni ciascuno e in ogni classe, che poteva contenere fino a 70 alunni, c'era un unico maestro che insegnava. 
Da questo momento in poi, il modello delle scuole pie, divenne di ispirazione per tutte le scuole successive.
Il regolamento del 1610, esplicita che per i più piccoli, si doveva attaccare al muro una carta con un alfabeto di lettere molto grandi, ma anche di sillabe e semplici parole.
Il passaggio da una classe ad un'altra era possibile solo tramite un esame e solo i migliori potevano accedervi.
Si imparava a leggere e a scrivere in lingua volgare: solo le famiglie più benestanti potevano avere le lezioni in latino.
Gli scolopi insegnavano anche le buone maniere e il catechismo. I testi su cui i bambini imparavano a leggere erano di carattere religioso. Le preghiere erano in latino e si imparava anche il loro significato.
Gli scolopi cercavano di stimolare l'emulazione e lo spirito di carità, suddividendo le classi in vari gruppi, premiano il migliore della classe con la carica settimanale di imperatore che comportava la possibilità di far indire punizioni.

PEDAGOGIA
LE SCUOLE DI DOTTRINA CRISTINA
La necessità di combattere l'ignoranza della gioventù povera fu al centro delle iniziative di Castellino da Castello: egli ebbe l'ideaa di attirare i giovani poveri offrendo loro mele e promettendone altre se fossero tornati in Chiesa ad imparare le preghiere.
A questo primo momento, seguì l'inizio di un processo di educazione, fondato nel 1546, con la Compagnia delli servi de' puttini. In questo contesto era essenziale l'insegnamento basato sui cononi della dottrina cristiana: qui la formazione catechesica era associata all'apprendimento della lettura e scrittura.
I docenti erano il priore, che dirigeva la scuola e insegnava la dottrina cristiana, insieme a tre sottopriori, due dei quali insegnavano a leggere, scrivere e a controllare che si mantenesse il silenzio e le buone maniere.
A Milano la scuola si teneva nei giorni festivi, perché negli altri i bambini lavoravano.
Nel resto della penisola, le scuole non restavano fedeli al modello milanese: infatti seguivano il cosiddetto modello romano.

mercoledì 30 ottobre 2019

AUTORITARISMO, FAMIGLIA, REPRESSIONE SESSUALE
In questo contesto, sono significativi gli studi sull'autoritarismo e il ruolo della famiglia come veicolo dell'autorità sociale e della tendenza a rinunciare alla propria indipendenza per unirsi a qualcun altro al di fuori di se stessi. La famiglia ha poi un ruolo particolare nella repressione sessuale dei figli, attraverso la quale quest'ultimi introiettano la figura dell'autorità accettando l'ordine sociale.
Uno sviluppo individuale equilibrato, significa per Fromm riuscire a soddisfare i bisogni più radicali dell'uomo. La società capitalistica, sfruttando l'uomo ne provoca l'alienazione.
La psicoanalisi deve allora mirare a far acquisire consapevolezza delle limitazioni: l'uomo deve recuperare un maggiore contatto con i suoi bisogni istintuali.
Nel testo Avere o essere Fromm contrappone il desiderio dell'avere, dunque di possesso, e quella dell'essere, basata sulla libera espressione dell'uomo. Da quest'opera traspare l'ideale che la società contemporanea non sia a misura dell'uomo.
ERICH FROMM: UNA PSICOLOGIA UMANISTICA
Erich Fromm ritiene che il contesto individuale sia in stretta correlazione con il contesto sociale generale . Egli fa parte della scuola di Francoforte , che raccoglie studiosi di diverse discipline che intendono creare una teoria critica della società, sulla scia del marxismo. Per fare ciò, però occorre una visione più apia che tenga conto anche delle dinamiche psicologiche individuali.
L'APPROCCIO TERAPEUTICO FISICO
Nell'opera Analisi del carattere Reich ipotizza la presenza di una corazza caratteriale nell'individuo, ovvero una corazza difensiva creata dall'accumulo di un'energia non scaricata, che può formare dei blocchi energetici che si materializzano nei tessuti e nei muscoli, attraverso le tensioni.
Reich modifica l'approccio terapeutico, proponendo un apporccio fisico.
Oggetto della cura non è il sintomo, bensì il carattere nevrotico: sbloccando l'energia accumolata, il paziente potrà ritrovare un'energia positiva.

REPRESSIONE SESSUALE E REPRESSIONE SOCIALE
Secondo Reich esiste una stretta correlazione tra repressione sessuale e repressione sociale. La repressione sessuale, effettuata dalla famiglia borghese, fornisce comportamenti passivi e acritici, e la società utilizza queste repressioni per creare un carettere sociale che sia tale da soddisfare le esigenze delle classi dominanti, che vogliono conservare il potere.
Però, uno sviluppo equilibrato dell'individuo non può prescindere da uno sviluppo soddisfacente della sessualità, al conseguimento della potenza orgastica, ovvero la capacità di raggiungere in modo pienamente soddisfacente l'orgasmo.
Lo psicologo analizza come la società imponga elle regole, soprattutto sulla sessualità, molto rigide e propone invece una rivoluzione sessuale, che permetta a tutti di vivere liberamente secondo i propri impulsi: solo così si raggiungerà una vita sessuale equilibrata.
Secondo Reich la nevrosi nasce proprio dalla repressione pulsionale e dalla rinuncia alla sessualità genitale. L'energia sessuale non liberata provoca ingorghi nell'organismo, originando crisi e dunque la nevrosi.
Nella visione di Reich, la natura dell'uomo è sana, ovvero tendente alla felicità: è la repressione sessuale a provocare pulsioni aggressive. L'uomo inoltre è costretto a vivere in un sistema, il sistema capitalistico che con le sue contraddizioni e sfruttamento, porta l'uomo a essere infelice.

martedì 29 ottobre 2019

WILHELM REICH
Il medico psichiatra Wilhelm Reich, tentò invece di riconcigliarsi al marxismo e al materialismo storico.
Secondo tale dottrina,i rapporti economici tra i membri di una società costituiscono la struttura della società tessa e nella storia hanno dato luogo a forme di vita collettiva differenti. 
Il tentativo di Reich è quello di rendere la psicoanalisi una terapia applicabile a tutte le classi sociale.
LA NEVROSI E LA TERAPIA
Talvolta il soggetto non riesce ad adattarsi alle sue necessità evolutive, momento in cui si vede sorgere la nevrosi, ovvero il risultato di u conflitto con il mondo circostante.
Jung chiama "complesso" un insieme di pensieri dotati di una forte carica emozionale, riuniti nell'inconscio, che influenzano i comportamenti e le idee del soggetto. Quando questi complessi non vengono domati, si genera la nevrosi.
La terapia mira è la ripresa del processo di sviluppo che porta alla realizzazione del Sé, tramite un rapporto intimo con il terapista e l'interpretazione dei sogni.
Nel sogno infatti, troviamo l'espressione dell'inconscio che si rivela sotto forma di immagine simbolica, che rimanda agli archetipi, ma pur sempre in modo caotico. La funzione del sogno è aiutare dell'individuo a ristabilire un equilibrio: ci possono fornire elementi per una prognosi o dare indicazioni terapeutiche. Per una corretta interpretazione si fa riferimento a discipline come storia, antropologia e filosofia.
CONFLITTO E INDIVIDUAZIONE
La vita psichica è quindi conflittuale: tale conflitto può però essere sanato. In esso i processo nel quale i contenuti inconsci possono essere integrati alla coscienza; le varie componenti della personalità si armonizzano nel corso di questo processo: lo scopo finale è la realizzazione del Sé.
Il Sé è inteso come l'archetipo dell'identità e rappresenta il nucleo centrale della psiche. Il processo che porta alla realizzazione del Sé è chiamato individuzione.
Un momento cruciale di questo processo avviene verso i 40 anni, quandola persona raggiunge i suoi obbiettivi lavorativi e di procreazione, ovvero gli obbiettivi naturali. Oltre ad essi, l'essere umano ha un obbiettivo culturale che riguarda la propria realizzazione culturale e spirituale. 
La massima di Jung è "diventa chi sei": il compito dell'individuo è sviluppare l'autodeterminazione.
ESTROVERSIONE, INTROVERSIONE E FUNZIONE PSICOLOGICHE
Nell'opera Tipi psicologici, l'autore pone la sua attenzione sull'atteggiamento delle perone nei confronti del mondo interiore ed esteriore. In questo senso ciascuno contiene dentro di se elementi di introversione ed estroversione, in misura diversa, che determinano il carattere di una persona.
A questa distinzione si accompagna l'individuazione di quattro funzioni psicologiche che caratterizzano l'individuo e possono combinarsi con la tendenza all'introversione o all'estroversione.
Le quattro funzioni sono:
  • il pensiero: funzione razionale che ci permette di capire la realtà;
  • il sentimento: una funzione razionale che ci rivela le cose piacevoli e spiacevoli;
  • la sensazione: funzione irrazionale che corrisponde alla percezione sensoriale;
  • l'intuizione: funzione irrazionale che indica il fine e la provenienza di una cosa.
L'INCONSCIO COLLETTIVO E GLI ARCHETIPI
https://wsimag.com/it/arte/18905-de-romanis-e-il-mondo-archetipoL'inconscio junghiano contempla anche  un inconscio collettivo, che contiene le tracce del passato umano. In esso sono presenti gli archetipi, immagini primordiali universali: la madre, la nascita, l'eroe, il fanciullo, il vecchio, l'animale, e si originano dalle esperienze passate dell'umanità.
Non esiste e non può esistere un'esperienza se non c'è una preparazione psichica innata, costituita da questi archetipi, che sono però ancora privi di contenuto: acquisteranno contenuto quando si imbatteranno in fatti empirici i quali toccano la preparazione inconscia.
Jung, chiarisce la definizione di archetipo, prendendo come esempio gli archetipi Anima, Animus, Persona e Ombra. L'Anima sono le componenti femminili nell'animo maschile (sensibilità, intuizione), e viceversa l'Animus sono le componenti maschili nell'animo femminile (determinazione, volontà). La Persona è ivece l'immagine pubblica dell'individuo, dunque il ruolo che esercita di fronte agli altri. L'Ombra è la componente irrazionale e istintuale dell'individuo.
LA LIBIDO E L'ATTIVITA' SIMBOLICA
Il punto che separa Jung e Freud è la concezione della libido, esposta nel testo Trasformazioni e simboli della libido.
La libido è una pulsione di vita più generale, non strettamente sessuale. Nel processo evolutivo individuale si evidenzia un contrasto tra le esigenze pulsionali e la necessità di prendere le distanze da essa. Questo conflitto può essere superato attraverso l'attività simbolica: attraverso il simbolo possiamo dire ciò che non possiamo con la parola.



CARL GUSTAV JUNG E LO SVILUPPO PERSONALE
L'ambiente religioso e il romanticismo tedesco, come  vedremo, hanno influenzato moltissimo il pensiero di Jung.
L'obbiettivo dell'analisi junghiana è aiutare l'individuo nella realizzazione di se, più che analizzarne la psiche. La sua visione ha infatti caratteri finalistici. 
Lo sviluppo individuale si intreccia con quello dell'umanità: ogni individuo contiene infatti in se delle tracce delle esperienze passate dagli altri esseri umani. Lo sviluppo individuale avviene allora in modo completo se contempla un percorso nella profondità della psiche, alla ricerca dei contenuti inconsci dell'individuo e della collettività.

ALFRED ADLER: LA NERVROSI E LA VOLONTA' DI AFFERMAZIONE
Adler fu il primo che si distaccò dal movimento psicoanalitico.
Egli ritiene che le nevrosi abbaino origine dale relazioni che l'individuo stabilisce con la società, sviluppando un senso di inadeguatezza. In questo senso è infatti presente un complesso di superiorità, originato da un complesso di inferiorità, relativo agli altri, che un individuo sperimenta: è accompagnato dalla volontà di affermazione e potenza. Questa aspirazione alla riaffermazione prende però il senso di una spinta alla realizzazione del sé creativo, dunque un tentativo di attribuire un senso alla propria vita.
Adler considera la nevrosi come un'accentuazione del senso si inferiorità: nel nevrotico prevale la dimensione personale a quella collettiva. Egli pretende che la società soddisfi i suoi desideri e sviluppa così un enorme senso di aggressività se questo non avviene. Gli scopi individuali si configurano in contrapposizione con quelli collettivi.
La terapia attribuisce un forte peso alla dimensione cosciente: con essa, il soggetto è rieducato alla relazione sociale e aiutato a conciliare aspirazionu individuali ed esigenze sociali.
PSICOLOGIA
LA NASCITA DEL MOVIMENTO PSICOANALITICO
A poco a poco, la teoria di Freud ottenne sempre più successo, ed altri psicologi iniziarono ad applicare il suo metodo. Nel 1902, ogni mercoledì sera, i primi psicanalisti si ritrovavano a casa di Freud per discutere di problematiche ed idee riguardanti la psicologia. Infatti, lo scopo di Freud era quello d costruire una teoria coerente e condivisa che allontanasse il rischio di interpretazioni errate.
Infine, nel 1915, Freud pubblica l'opera Metapsicologia, nella quale riassume le caratteristiche della sua teoria. Con questo testo la teoria esce dai confini austriaci, arrivando in tutta Europa e poi negli Stati Uniti.
Un importante incontro che fece Freud fu quello con Carl Gustav Jung, un brillante medico svizzero, che rappresenta per Freud la possibilità di far uscire le  sue riflessioni dallo stretto ambito viennese, facendo radunare intorno a se molti altri psicoanalisti.
Il gruppo era molto coeso, ma emersero ben presto contrasti e posizioni differenti, con conseguenti scissioni. La prima fu quella di Alfred Adler, seguito poi da Otto Rank e Wilhelm Reich.
Nel 1938 Freud dovette abbandonare l'Austria, a causa delle persecuzioni antisemite, ed andò ad abitare a Londra, dove morirà l'anno successivo.
Dopo la seconda guerra mondiale, il movimento si disperse, ricostituendosi solo in seguito e diventando un importante riferimento per la cultura occidentale.

domenica 27 ottobre 2019

LE SOCIETA' CONTADINE
Le società basate sull'agricoltura vengono  definite "contadine", ed esistono ancora oggi.
Purtroppo però, a causa del fatto che ancora oggi usano per sostentarsi delle tecniche alquanto antiche, esse sono arretrate, ovvero meno capaci di provvedere al sostentamento della società in crescita. A causa di ciò, si verifica un grande spostamento verso le città, che non  fa altro che peggiorare la situazione: un inurbamento massiccio non è infatti una soluzione, considerando che il problema della povertà persiste.
AGRICOLTURA E NASCITA DELLA STRATIFICAZIONE SOCIALE
La comparsa dell'agricoltura mise le basi della diversificazione e delle disuguaglianze nell'ambito lavorativo. Ciò avvenne perché con l'agricoltura fu possibile sfamare più individui, cosa che provocò un aumento della popolazione. Ma l'agricoltura richiedeva individui specializzati, che dunque portò ad una diversificazione di chi era capace di coltivare e chi no: chi non era capace, moriva di fame. Dunque è proprio qui che nasce la diversificazione e l'ingiustizia società.
LA RIVOLUZIONE AGRICOLA
Solo nell'ultima parte della sua storia, l'homo sapiens compì la rivoluzione agricola, un processo che portò alla comparsa della divisione del lavoro e poi la formazione dei primi centri urbani, ma anche l'invenzione della scrittura, del metodo di calcolo o della religione.
Tutto iniziò con l'addomesticamento delle piante, che crescevano rigogliose: dopo la coltivazione di esse infatti, si passava all'incrocio, quindi alla creazione di nuovi esemplari per favoreggiare l'uomo. Lo stesso processo fu utilizzato con gli animali.
Ovviamente, con le tecniche, si trasformò, anche l'alimentazione degli uomini.
Diversamente dalla caccia, l'agricoltura comporta un investimento nel processo di produzione, dunque una forma di reddito differito e non immediato.
LE PRIME NAZIONI
Molte delle società acquisitive dei nostri giorni sono chiamate native, autoctone o prime nazioni.
Queste nazioni sono state con il tempo emarginate da quelle moderne, e dunque cercarono e cercano ancora oggi una rivendicazione. Per esempio, è comune il caso di riconoscimenti di monumenti o luoghi sacri, da parte di istituzioni come lONU.
ALTRE FORME DI SOCIETA' ACQUISITIVE: LE SOCIETA' PREISTORICHE
Il paragone tra le società acquisitive di oggi e quelle preistoriche rimane molto difficile da fare: infatti i preistorici vivevano in ambienti riparati e cacciavano animali, da cui ricavavano carni e con cui fabbricavano vesti, per esempio.
Tra le diverse società che sono ancora oggi esistenti, possiamo ricordare, quella dei Kwalikiut, che vive in Canada.
LE SOCIETA' ACQUISITIVE E LO SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE NATURALI
Le società del periodo che stiamo studiando, sono antecedenti all'homo sapiens, e comparvero con la comparsa dell'agricoltura, e vengono definite società acquisitive.
Quest'espressione deriva dal fatto che fossero fondate sull'acquisizione di risorse presenti per natura nell'ambiente. In queste società, dunque, il lavoro immediato presenta un rendimento immediato.
Anche oggi esistono queste società e sono fortemente ugualitarie, piccole e mobili: se restassero in uno stesso luogo non avrebbero il tempo di riprodursi e di mutare. Proprio questa necessità ha portato questi gruppi a farsi chiamare bande.

Queste società sono assai paritarie: per esempio le donne hanno gli stessi diritti e dovrei degli uomini, e in caso di necessità, vengono ascoltate dai loro mariti e padri. Le coppie, in questo contesto, non sono legate tra loro indissolubilmente: le persone possono decidere di separarsi quando vogliono.
Inoltre, le diversità, vengono trattate come peculiarità e non come motivi di divario: non esiste stratificazione in queste società.

Il loro rapporto con il sovrannaturale è strettamente legato alla natura: tendono a non sfruttarla mai, poiché in essa ci ritrovano diversi spiriti benigni.


Anche le relazioni economiche non mancavano: molti antropologi ritengono infatti che molte società di cacciatori-raccoglitori, non potrebbero nemmeno esistere se non interagissero con quelle primitive.
ANTROPOLOGIA
L'ADATTAMENTO ALL'AMBIENTE
I gruppi umano, nel corso dei secoli, hanno subito moltissime trasformazioni, grazie soprattutto all'adattamento all'ambiente. Hanno infatti occupato aree vastissime e differenti, obbligandosi ad adattarsi.
Al centro di questo processo c'è il lavoro umano, ovvero la capacità di modellare la materia grezza, perfezionandola. Questa facoltà era caratteristica essenzialmente dell'homo sapiens, ma le specie più evolute impararono a manipolare le materie prime con maggiore destrezza, tramite la presa di forza e di precisione. 
Anche la società stessa iniziò a svolgere un ruolo essenziale, in questo senso: era il punto di comunicazione degli individui, che favoriva il perfezionamento delle loro capacità.

sabato 26 ottobre 2019








   VADO A SCUOLA

Dalla savana del Kenia ai sentieri che solcano la catena dell'Atlante in Marocco; dall'altopiano della Patagonia al calore dell'India meridionale seguiamo Jackson, Zahira, Carlito e Samuel , quattro bambini con il desiderio di imparare. Per soddisfare questo desiderio (e come milioni di loro coetanei nel mondo) affrontano, nella maggioranza dei casi quotidianamente, percorsi lunghissimi e spesso pericolosi. Ognuno di loro ha un sogno di emancipazione che nessun ostacolo può frenare Jackson 10 anni, percorre, mattina e sera con la sorellina, quindici chilometri in mezzo alla savana e agli animali selvaggi; Zahira 11 anni, che percorre una giornata di faticoso cammino per raggiungere la scuola in cui resterà per la settimana, con le sue due amiche. Samuel, 11 anni, ogni giorno viaggia in India per otto chilometri, anche se non ha l'uso delle gambe, spinto nella sua carrozzina dai due fratelli minori e Carlito, 11 anni, attraversa le pianure della Patagonia per oltre venticinque chilometri, portando con se la sua sorellina.
Potrebbero essere sufficienti le informazioni di cui sopra per fare emergere l'interesse che un documentario come questo dovrebbe suscitare in chi ha a cuore la crescita dei nostri giovani. Perché non c'è nulla di meglio che vedere le difficoltà che questi bambini e bambine debbono superare per andare a ricevere un'istruzione per far comprendere quanto sia sbagliato l'atteggiamento non tanto di rifiuto nei confronti di questo o quell'elemento della scuola (tutti abbiamo trovato l'insegnante o la materia che non amavamo) quanto piuttosto quello dell'

annoiata indifferenza. Uno spettacolo di Dario Fo del 1969 si intitolava "L'operaio conosce 300 parole, il padrone 1000: per questo è lui il padrone". I protagonisti di questo film, girato da Pascal Plisson dopo una lunga permanenza nelle quattro zone, hanno la determinazione giusta, dettata da una povertà che potremmo definire anche con il termine di miseria nella quale però non intendono restare passivamente a pietire. Gli spazi che debbono attraversare possono anche apparire affascinanti a chi vive comodamente e trova che dover andare a scuola senza un mezzo motorizzato sia una inutile fatica.
Plisson marca i percorsi con cifre precise e anche quando si ha l'impressione (che è qualcosa di
più di un'impressione) che si siano 'costruite' le inquadrature un po' come si fa in certi documentari naturalistici è bene pensare che proprio la conoscenza approfondita delle vite di questi bambini e bambine ha permesso di riprendere, anche con qualche accorgimento visivo, quella che per loro è e resta una quotidiana, dura realtà. Che ha però davanti a sé una meta da raggiungere per l'immediato presente ma, anche e soprattutto, per il futuro.

UN PROCESSO LUNGO TRE SECOLI
Padri e figli nell'Europa medievale e moderna (L'enfant et la vie familiale sous l'ancien régime) è un saggio dello storico francese Philippe Ariès, nel quale l'autore, utilizzando fonti letterarie e iconografiche, restituisce una dimensione fondamentale dell'Europa medioevale e moderna, attraverso lo studio dell'infanzia, dell'abbigliamento, dei giochi e delle istituzioni scolastiche
Nella società del Medioevo, il sentimento di infanzia non esisteva, ciò significa che non vi era un riconoscimento delle articolari caratteristiche infantili, le caratteristiche che distinguono un bambino da un adulto. Dunque, il bambino veniva considerato indipendente in modo assoluto dal momento in cui non dipendeva più dalla nutrice.
Il primo sentimento d'infanzia nacque nell'ambito familiare, nella compagnia dei bambini: diventò innegabile, come fosse piacevole coccolare e giuocare con i bambini.
Con gli anni però, questo sentimento iniziò a diffondersi anche al di fuori dell'ambito familiare: nel '500 gli uomini di Chiesa iniziarono a vedere i bambini come creature di Dio, degne di tutela.
Questo sentimento penetrò in seguito nella vita della famiglia, nel '700,unitosi alla cura dell'igene e della salute fisica.
PEDAGOGIA
IL TEATRO A SCUOLA
Nelle scuole gesuite, oltre che alle lezioni canoniche di ogni giorno, era prevista anche una parte dedicata al teatro: la recitazione di testi ad alta voce e il movimento teatrale, erano finalizzati al consolidamento di capacità espressive e retoriche, che poi avrebbero favorito l'inserirsi degli alunni nell'ambiente lavorativo.

venerdì 25 ottobre 2019

ERVING GOFFMAN

Erving Goffman nasce a Manville, in Canada, l’11 giugno 1922. Il principale contributo di Goffman alla teoria sociale è la sua formulazione dell’interazione simbolica nella sua opera La vita quotidiana come rappresentazione (The Presentation of Self in Everyday Life – 1959).Eli mosse le sue teorie in linea molto simile a quelle studiate in precedenza. Infatti, per il sociologo canadese la vita sociale è, appunto, una rappresentazione (si parla infatti di metafora drammaturgica), che i gruppi sociali mettono in scena di fronte ad altri gruppi. La vita sociale si divide così in spazi di palcoscenico e di retroscena, cioè in spazi privati, in cui gli individui non “recitano”, e spazi pubblici in cui inscenano invece una precisa rappresentazione. Naturalmente, il comportamento nel retroscena contraddice il comportamento pubblico: una persona insicura, ad esempio, può assumere in pubblico un atteggiamento spavaldo, e mostrarsi invece vulnerabile soltanto nel suo retroscena (ad esempio in famiglia).


La società, sostiene Goffman, si divide in gruppi di audience e di performance (dove ogni individuo, a seconda delle situazioni, appartiene sia a gruppi di audience che a gruppi di performance). Per appartenere ad un gruppo, quindi, bisogna condividere il suo retroscena, che è lo spazio in cui si prepara la rappresentazione pubblica. Condividere il retroscena, però, significa soprattutto conoscere i segreti del gruppo, ossia quelle informazioni che, portate all’esterno, renderebbero poco credibile la rappresentazione. Erving Goffman a tal proposito cita l’esempio dei camerieri in un hotel delle isole Shetland (dove aveva svolto la sua ricerca). Verificando che il gruppo di performance dei camerieri, di fronte al proprio pubblico (ovvero i clienti del ristorante), inscena una rappresentazione, mostrandosi deferente, rispettoso, discreto. Questo accade in uno spazio di “palcoscenico” (cioè dove il pubblico è presente): mentre nello spazio di “retroscena”, (la cucina dell’albergo) nascosto al pubblico, i camerieri hanno un comportamento del tutto diverso, molto più informale e irrispettoso. Se un cameriere raccontasse al pubblico dei clienti i segreti del gruppo – come i camerieri preparano le portate, il modo in cui mangiano o in cui deridono i clienti – il gruppo stesso verrebbe distrutto, perché la sua rappresentazione apparirebbe falsa e non credibile. I segreti devono quindi rimanere all’interno del gruppo: e per questo motivo, il gruppo stesso deve comprendere, per definizione, tutte le persone che sono a conoscenza di questi segreti. Quindi, appartenere ad un gruppo sociale significa soprattutto condividere i suoi segreti, cioè il suo patrimonio di conoscenze. Secondo Goffman, quindi, la vita sociale si fonda sulla demarcazione dei confini tra palcoscenico e retroscena. Il gruppo di audience non deve accedere alle situazioni di retroscena che contraddicono il comportamento pubblico.

L'INFLUSSO DELLA PERSONALITA' INDIVIDUALE
I ruoli sono quasi in tutti i casi sottoponibili all'interpretazione personale. chi li interpreta, può svolgerli in maniera diversa a seconda del proprio piacimento. E a volte ci si immedesima a tal punto da far nostri alcuni comportamenti legati invece alla posizione, come accade con la deformazione professionale.
L'istituzzionalizzazione, in questo senso, rispecchia il meccanismo di potenziamento delle possibilità individuali e collettive. La standardizzazione e l'unificazione dei comportamenti, sono capaci di far collaborare molti individui con un obbiettivo comune, sono dunque condizioni che permettono che l'individuo possa agire in modo funzionale, collaborando con altri individui.
LA COMPLESSITA' DEI RUOLI
Il ruolo legato a una posizione sociale è definito normalmente dalle aspettative che gli altri hanno verso chi occupa quella posizione.
L'appartenenza a una società ci offre dei modelli a cui uniformare il nostro comportamento, non delle regole fisse per ogni situazione.
In secondo luogo, nessuno svolge un unico ruolo nella propria vita: noi ricopriamo giornalmente una molteplicità di ruoli intrecciati, sovrapposti, spesso anche contrastanti tra loro.
IL RUOLO SOCIALE
In sociologia per indicare l'insieme di queste cose da fare collegate ad una posizione, si usa il termine ruolo. Chiunque occupi una certa posizione sociale svolge un ruolo ben definito che non dipense dalla persona ,a dalla posizione. Perciò spesso si usa l'espressione composta status-ruolo per indicare questo insieme strutturato della posizione sociale e delle sue cose da fare.
Il nostro agire nella società non è mai puramente spontaneo o volontario, ma è sempre dettato anche dal ruolo che ricopriamo.
SOCIOLOGIA
LA POSIZIONE SOCIALE
A seconda del posto in cui ci troviamo assumiamo comportamenti diversi, i quali funzionano come altrettanti segnali della posizione sociale da noi occupata. Spesso la posizione sociale è viene chiamata status sociale. 
L'istituzzionalizzazione dei rapporti sociali crea delle posizioni all'interno della società, ossia dei "posti sociali" cui si collegano determinate "cose da fare". Quest'ultime, a loro volta creano grandi aspettative nei confronti di chi compie le azioni.
E' inoltre impostante affermare che una posizione è potenzialmente occupabile da chiunque, purchè chi la occupi abbia determinati requisiti.

martedì 8 ottobre 2019

             LA MEGLIO GIOVENTU'
La meglio gioventù film, diretto diretto da Marco Tullio Giordana, il cui svolgimento avviene dall'Italia del 1966 a quella del 2003. La pellicola narra la storia dei Carati, una famiglia romana, concentrandosi principalmente sulle figure dei due fratelli Matteo e Nicola. Nel corso della storia  vengono descritte quasi tutte le fasi della loro vita, dal loro viaggio nel fiore della loro giovinezza, negli anni della contestazione e della controcultura agli anni della maturità, nel 2000. Quest'opera mette in relazione la sfera personale con quella politica, ma anche quella storica e culturale.
Il titolo della pellicola è tratto raccolta di poesie del noto Pasolini che porta lo stesso nome,  una titolazione che allude direttamente ad una non meglio precisata età della vita.
Marco Tullio Giordana l’ha presa in prestito, adattandola alla sua ultima opera, ovvero un film della durata di sei ore.

Il film comincia nell’estate nel 1966 e racconta di un gruppo di amici della media borghesia romana, ponendo l'attenzione soprattutto su due fratelli, Nicola e Matteo, rispettivamente di lettere e medicina.  L’estate del 1966 è quella che decide le scelte per la vita di questi due giovani ed intelligenti ragazzi. Entrambi hanno un incontro con Giorgia, affascinante ragazza con disturbi psichici. Incontro che segna la svolta delle loro esistenze è quello. L’esperienza, però, inciderà diversamente i due fratelli, dotati di empatie e sensibilità differenti. Nonostante provengano dallo stesso mondo morale e culturale, Nicola diventerà un illuminato psichiatra basagliano, aperto al mondo e alla vita, idealista, gentile. Matteo, invece, si arruola nell’esercito, poi nella polizia, in un disperato scontroso bisogno di dare ordine alle cose, obbedire a delle regole e non decidere più.



La giovane vive in una clinica psichiatrica e, a causa di vicende gravi e ignote all'interno della sua famiglia, non parla quasi mai e ha paura di toccare gli altri; all'interno dell'istituto psichiatrico viene sottoposta a elettroshock. Matteo, viene assunto come logopedista in quella clinica, e così la conosce. Durante il lavoro, poco a poco, stringe amicizia con lei, parlandole e condividendo le sue passioni per la letteratura e per la fotografia. Il legame fra loro due diventa sempre più stretto, fino a quando, una notte, Matteo, stanco di vederla soffrire ed essere sottoposta ad indicibili torture, decide di portarla via da quella violenta istituzione
L'occasione giusta per poterla portare via è la vacanza estiva a Capo Nord, che il fratello Nicola ed i suoi amici hanno organizzato per chiudere l'anno universitario. Il giorno della partenza Matteo si presenta con la ragazza.  Per andare all'estero, però, gli diventa  necessario passare dal Brennero e, in assenza di un passaporto della giovane, i ragazzi sarebbero stati facilmente individuati come rapitori: i fratelli, Nicola e Matteo, decidono così di separarsi momentaneamente dal gruppo e di deviare il proprio viaggio per portare la ragazza al sicuro.
Stando insieme tutto il giorno per un lungo periodo di tempo, il rapporto fra i giovani si fortifica e Nicola inizia ad interessarsi su un piano più intimo a Giorgia, avvicinandosi a lei con estrema dolcezza ed empatia. I tre ragazzi si spostano di città in città, fin quando un giorno, per una distratta fatalità del destino, Giorgia viene catturata dalla polizia e riportata in istituto.
I due sono affranti, ma la vita va avanti e le strade dei due fratelli si dividono: Matteo torna a Roma, smette gli studi e decide di arruolarsi nell'esercito. Nicola, invece, in attesa di ricominciare l'Università raggiunge infine la Norvegia, mantenendosi lavorando in una segheria.
Nicola, dopo l'alluvione del 4 novembre a Firenze decide di raggiungere questa città e qui rincontra suo fratello, anch'egli in missione umanitaria. Il capitolo si chiude con l'incontro fra Nicola ed una studentessa universitaria di Torino, Giulia, che lo incanta suonando il pianoforte nel fangoso ed affollato piazzale degli
Uffizi, che diventerà poi moglie di Nicola e madre di sua figlia. 
Questo è il punto di inizio e le loro storie scorreranno tra drammi, errori e sorprese inaspettate.  



Il film si conclude, infine, con il figlio di Matteo, Andrea, che visita la Norvegia, in particolare Capo Nord, luogo in cui il padre e Nicola sarebbero dovuti andare insieme in quell'estate del 1966, viaggio che non hanno mai completato.