lunedì 23 settembre 2019

LA RATIO STUDIORUM
Già a Messina i gesuiti si interrogarono su quale programma scolastico fosse migliore e per stabilirlo non si limitarono a discuterne, ma avviarono una serie di sperimentazioni durate mezzo secolo.
Le proposte erano di volta in volta esaminate a Roma da un'apposita commissione, poi erano riprodotte in vari collegi. I risultati erano nuovamente discussi e la proposta veniva migliorata.
Fu così che nel 1599, dopo cinquant'anni di prove continue, finalmente i gesuiti giunsero a codificare nella Ratio atque institutio societatis iesu, il loro modello definitivo di studi. La Ratio studiorum costituì di fatto il modello indiscusso cui fecero riferimento anche gli altri ordini religioso ancora dopo il 1773. Esso era una vera e propria legge scolastica.
Gli inseganti, che spesso si avvicendavano data la mobilità dell'ordine, erano di varia provenienza nazionale. In tal caso, i gesuiti formarono per quasi due secoli i ceti dirigenti europei garantendo loro un curricolo uniforme e di alto valore.
I gesuiti avevano un quarto voto, la diretta obbedienza al papa, che consentiva loro di non dipendere dai vescovi.
Tutti i padri provinciali rispondevano al padre generale, che risiedeva a Roma.
Questa struttura era più agile di quella diocesana e consentiva grande movimento e rapidità d'azione.
La struttura era a priamide. Si può paragonare il rettore al preside, i prefetti a vicepresidi, il padre provinciale a un provveditore regionale e il padre generale al ministro.

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