La parola casta viene oggi utilizzata in maniera fluida e generica in riferimento a gruppi sociali ritenuti, per qualche ragione, superiori o inferiori ad un'altra.
In portoghese la parola casta significa "casata", "stirpe". Quando nel XV secolo, i navigatori portoghesi giunsero in India, usarono questa parola riferendola indistintamente a due criteri con cui in India la popolazione veniva suddivisa: i verna e i jat.
Le origini del sistema delle caste in India e Nepal sono sconosciute, ma sembra abbiano avuto origine più di duemila anni fa. Con questo sistema, che è associato con l’induismo, le persone sono state classificate sulla base delle loro occupazioni. Anche se in origine casta dipendeva dal lavoro di una persona, divenne ben presto ereditaria, e ogni persona di fatto nasceva in una condizione sociale inalterabile.
Le grandi classi che formano l’intera società sono chiamate varna, letteralmente “colori”, mentre il termine casta di derivazione portoghese, traduce il sanscrito jati cioè “nascita”, infatti per gli induisti nascere significa innanzitutto entrare a fare parte di una casta.
La classificazione registra quattro caste principali che sono: brahmani i sacerdoti; Kshatriya i guerrieri e nobili; Vaisya gli agricoltori, commercianti e artigiani; e Shudra, mezzadri e servi. Alcune persone sono nati al di fuori o al di sotto del sistema delle caste, e questi sono chiamati gli intoccabili che nel XX secolo sono stati definiti spesso con il termine dalit a tradurre “gli oppressi”.
Le prime tre caste, brahmani, kshatriya e vaisya sono dette dvija “nati due volte”, perché metaforicamente i loro esponenti nascono una seconda volta grazie all’investitura con il cordone sacro upanayama.
Gli appartenenti alla quarta casta e un gran numero di fuoricasta dalit o harijan sono invece detti “nati una volta” perché sono esclusi dall’upanayama e da tutte le cerimonie iniziative.
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