GLI STADI DELL'ISTITUZIONALIZZAZIOE DEL POTERE
In Fenomenologia del potere di HeinrichPopitz troviamo degli assunti interessanti sul “potere”. In primo luogo, lo
studioso tedesco afferma che il potere è un elemento universale della socialità
umana. In secondo luogo, distingue quattro forme antropologiche fondamentali di
potere: il potere di offendere,
basato sulla violenza; il potere
strumentale, basato sulla preoccupazione del futuro; il potere d’autorità, basato su norme di riconoscimento; infine,
l’agire tecnico, che esprime il
potere di creare dati di fatto.
In terzo luogo, Popitz parla dell’onnipresenza del potere in tutti i rapporti umani: «Il potere si annida dappertutto, si tratta solo di imparare a vederlo». In generale, secondo Popitz, «la parola potere fa riferimento a qualcosa che l’uomo è in grado di fare, alla sua capacità di imporsi su forze estranee».
In terzo luogo, Popitz parla dell’onnipresenza del potere in tutti i rapporti umani: «Il potere si annida dappertutto, si tratta solo di imparare a vederlo». In generale, secondo Popitz, «la parola potere fa riferimento a qualcosa che l’uomo è in grado di fare, alla sua capacità di imporsi su forze estranee».
In particolare,
Popitz fa dipendere ciascuna di queste forme alla corrispondenza tra dipendenze
vitali e facoltà dell’agire umano. Il potere di offendere, di stabilire norme,
di agire in modo tecnico sono facoltà dell’agire costitutive dell’uomo, alle
quali corrispondono la vulnerabilità, la preoccupazione per il futuro, il
bisogno di norme e di riconoscimento, il legame con gli artefatti.
Tuttavia, se
andassimo a fondo di questa analisi del potere, scopriremmo che le quattro
forme possono essere ridotte a una sola: al potere coercitivo, al potere cioè
capace di imporre la propria potenza al fine di orientare la condotta altrui.
Insomma, per Popitz «gli uomini sono in
grado di fare del male agli altri uomini direttamente, e inoltre possono
influenzarli pesantemente agendo su aspettative,
norme, artefatti».
Dal mio punto
di vista, per quanto taluni presupposti di Popitz siano pienamente condivisibili, ritengo tuttavia che in questa analisi alcuni aspetti del potere siano rimasti un po' in ombra. Ciò dipende, a mio parere, dal fatto che un
concetto quale quello di potere è intessuto da una molteplicità di altri
concetti, ossia dal fatto che tale concetto rimanda a una rete complessa di
concetti, rete difficile da districare.
Ad esempio, nei
rapporti di potere non potrei mai confondere tra il “costringere” e/o l’“influenzare”
qualcuno a scegliere una determinata condotta. In pratica, tra il potere
coercitivo, che tende a imporre una
scelta e il potere persuasivo, che tende a proporre
una scelta, esiste una differenza ben netta. Nel potere persuasivo, la
decisione ultima, quella di compiere o di non compiere una determinata scelta,
spetta comunque al soggetto destinatario di tale potere. Altrettanto non
possiamo dire del potere coercitivo, dove la libertà d’agire è fortemente
limitata. Così, tra la minaccia messa in atto dal potere coercitivo al fine di
ottenere obbedienza, e la promessa
avanzata dal potere persuasivo al fine di ottenere un consenso sussiste una notevole differenza. Così, tra la punizione
che consegue alla disobbedienza, e la mancata ricompensa che consegue al
mancato consenso. Così, tra il subire un ricatto e suscitare una speranza. E
potrei continuare con altri concetti.
Ovviamente, il
concetto di potere può essere declinato in molteplici modo, ed essere
qualificato in funzione dell’istituzione politica o sociale che lo esercita, e
parlare di potere normativo, costituente, temporale, spirituale, emissivo, discrezionale,
razionale, promissivo, attrattivo, ecc., nondimeno, se andassimo a fondo nella
nostra analisi troveremmo che ciascuna di queste tipologia di potere usa una
specifica risorsa, vale a dire è il modo in cui la “risorsa” viene impiegata a
dare al potere configurazioni diverse.
Come si può
comprendere, ogni forma di potere mette in atto una specifica sequenza di
concetti, ai quali corrispondono specifici comportamenti o atteggiamenti. Ora,
secondo la mia ipotesi, le forme di potere attraverso le quali è possibile
indurre qualcuno a compiere qualcosa sono tre: coercitivo, persuasivo e
suggestivo. Nell’analisi fenomenologica, i tipi di potere più indagati sono
senza dubbio il primo e il secondo. Del potere suggestivo, non mi pare che ci
siano effettuate grandi analisi.
In sintesi, il
potere coercitivo si manifesta quando si obbliga qualcuno a compiere una
determinata ed unica scelta escludendo ogni altra possibile scelta. L’effetto
del potere coercitivo è l’obbedienza.
Il potere persuasivo si manifesta quando si vuole convincere qualcuno a
prendere una determinata decisione scegliendo tra diverse opzioni. L’effetto
del potere persuasivo è il consenso.
Il potere suggestivo rimane quello maggiormente avvolto tra le nebbie delle riflessioni sul potere. Forse, questa maggiore evanescenza del potere suggestivo dipende dal fatto che i suoi meccanismi non sono così visibili come lo sono invece nelle altre due forme di potere.
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